Adrift – Alla Deriva

Adrift – Alla Deriva
Adrift – Alla Deriva

Alla Deriva, di Hans Horn (2006) è il sequel di Open Water (2003), colossale docufilm che all'epoca ricordo mi piacque molto. Sequel un po' forzato in realtà, in quanto la sceneggiatura di Alla Deriva era già pronta prima che Open Water finisse nelle sale; per sfruttarne il successo poi fu chiamato furbescamente Open Water 2: Adrift. Se il primo Open Water però insisteva molto sul carattere estremamente realistico della storia, Alla Deriva, pur mantenendo la dicitura di essere "basato su una storia vera", si rivela un "film" a tutti gli effetti, dotato di una trama che cerca di essere avvincente, carica di tensione, con personaggi che esprimono personalità e caratteri diversi e variegati, colpi di scena e metafore esistenziali.

Un gruppo di amici di vecchia data si ritrova dopo anni per una vacanza in barca, un lussuoso yacht di uno di loro. Inizialmente la traversata è tutto fancazzismo e sboroneria, fighe, musica, champagne, sole e Oceano Pacifico. Una volta che tutti sono in acqua, la bella compagnia di debosciati realizza che non è stata buttata alcuna scaletta per la risalita; risultato, lo yacht deluxe svetta sulle teste dei bagnanti, destinati a rimanere tali per molte molte ore. Quello che ha di interessante Alla Deriva è che è crudele e non concede nulla allo spettatore in cerca di svolte positive e finali concilianti. Va tutto male, e ogni quarto d'ora peggiora. Onde evitare un continuo spoileraggio, salto a pie' pari ogni riferimento alla trama e ad episodi specifici, ma metto a verbale che senza dubbio l'aspetto più forte del film è proprio questo suo killeraggio impietoso del buonismo, dei sentimenti e della speranza, mitigato però da una bella colonna sonora minimalista e a suo modo inquietante, proprio per i contrasti emotivi che riesce a generare.

Discreta la fotografia, dato non trascurabile considerando che 3/4 di film sono ambientati in una indistinta distesa di acqua. I personaggi sono un po' squadrati in modo grossolano (sul modello dei bamboccioni americanoni) ma, nei loro "tipi" caratteriali, sono funzionali ai fatti che devono essere narrati. Nonostante qualche aspetto poco credibile o realistico, Alla Deriva si lascia vedere e godere. Positivo anche il cast di illustri sconosciuti, un drappello di ragazze e ragazzotti che si fa valere, senza avere alcun vip di Hollywood tra le proprie fila. Leggendo il resoconto del finale sulla pagina di Wikipedia dedicata al film, vedo che non viene detto un elemento a mio giudizio molto importante (vi dò un aiutino, è praticamente l'ultimo fotogramma, riguarda Susan May Pratt....qualcosa che la perseguita dal passato torna a verificarsi, come nel peggiore dei suoi incubi e stavolta andrà al 50% come allora... se volete, ne parliamo nei commenti al post).

Esattamente come per Open Water, Alla Deriva porta a casa il risultato perché la sfida di un film del genere è non annoiare lo spettatore con i pochi elementi a disposizione, gli attori, i dialoghi, la fotografia e la musica. Il minimo cambiamento della situazione diventa un fatto epocale da sfruttare all'osso, calcolando astutamente i minuti, senza far perdere il ritmo al film. Open Water comunque rimane largamente preferibile a questo, a mio giudizio. Curioso quanto Alla Deriva presenti somiglianze con Roma Bene (1971) di Carlo Lizzani: l'ancora e la scaletta non calate in acqua, il tentativo della corda dei costumi per risalire a bordo, e addirittura alcuni brandelli di dialogo; elementi che suonano perlomeno molto familiari

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica