Nel 1957 lo scrittore francese Robert Thomas scrive la pièce teatrale Huit Femmes, nel 2002 François Ozon porta l'opera al cinema con lo stesso titolo. Oggi Alessandro Genovese trae spunto da questi precedenti per il suo 7 Donne E Un Mistero. Nel travaso di autori ci siamo persi una femmina, quella che in Ozon è Madame Chanel (Firmine Richard), cuoca e governante della casa e, guarda caso, amante di un'altra delle donne, la sorella del morto (Fanny Ardant), che nella versione italiana invece diventa Micaela Ramazzotti, presunta amante del defunto. I personaggi vengono comunque un po' rimescolati - anche se l'impianto di base rimane sostanzialmente lo stesso - ma a cadere è proprio il personaggio moralmente più scomodo. Non che Genovese abbandoni del tutto l'idea, nel film rimane un timidissimo accenno saffico ma è roba da educande e soprattutto spalmato così nel film non ha più alcun senso, rimane una mera pruderie tanto per mettere la spunta alla casella della trasgressione. Il trailer mi aveva fatto capire una serie di cose che si sono puntualmente confermate a visione ultimata. Scenografie e costumi sono deliziosi, rendono il film piacevolissimo da vedere. Il fantasma di Agatha Christie ovviamente aleggia sovrano nelle pagine di sceneggiatura di Genovese (e Lisa Nur Sultan) così come aleggiava nelle versioni precedenti. Il ricorso ad attrici-non-attrici crea in qualche caso un cortocircuito interessante, in altri una zavorra per il film. Diana Del Bufalo ad esempio è una scelta vincente e non mi stupirei affatto costruisse una solida carriera di interprete. Pessima invece, per quanto mi riguarda, la prova della Vanoni, scelta per portare ad esasperazione il personaggio della Vanoni che la cantante si è cucita addosso in questa sua fase di carriera, ovvero la sferzante, "provocatoria" (spesso volgare) donna di una certa età che si permette di dire tutto e con un linguaggio ed un atteggiamento da scaricatore di porto, come se appunto età, esperienza e carriera le dessero l'autorizzazione di "farla fuori dal vaso" senza alcuna possibilità di rimprovero da parte di terzi. Non si tratta di essere brontolone ma di proprio gratuitamente sboccate, spesso a sproposito, pensando per questo di risultare audace, dire grandi verità e "dissacrare". Il ruolo della Vanoni nel film è fare da contraltare alla compostezza, al rigore ed al "perbenismo" borghese e cattolico degli altri personaggi, sparacchiando qua e là un "minchia", un "che palle" e ribadendo l'assillante rimando all'alcolismo (sempre quando si ha la fortuna di riuscire a capire cosa bofonchia....). La cosa avvilente è che il pubblico in sala - composto per un buon 80% di coetanei e coetanee della Vanoni - rideva sistematicamente alle intemperanze della cantante. Sono poi stati fatti circolare in rete ad arte dei video dal set nei quali si vede la Vanoni farsi male durante delle scene e proferire gli stessi improperi della sua Rachele. Tutto molto prevedibile.
Ottima Margherita Buy, le cui scelte artistiche spesso non mi hanno entusiasmato ma sul cui valore attoriale non ho nulla da eccepire. Grande attrice, grande professionista. Fa il paio con lei Luisa Ranieri, tanto bella quanto brava, capace di molte sfumature.... sfumature mancanti a sue colleghe. Ad esempio la Ramazzotti, la cui eccessiva teatralità e sottolineatura di ambiguità e seduzione hanno reso il suo personaggio al limite del caricaturale. Le sue espressioni, il tono della voce, gli sguardi, le movenze sono sempre estremamente cariche di sottintesi, ammiccamenti, di "non detto", e il troppo alla fine stroppia. Per la Impacciatore ho simpatia ma è anche vero che il suo potenziale - o perlomeno quello che io credo abbia - è quasi sempre rimasto imbrigliato al cinema in personaggi un po' così, macchiettistici, mai di grandissimo spessore. Rimane poi la Porcaroli, la sua Caterina sinceramente è abbastanza antipatichina e stereotipata, ed il fatto che per tre/quarti di film non sia oggetto di alcun sospetto, segreto o zona d'ombra (come le altre) fa chiaramente presagire un suo ruolo da deus ex machina nella risoluzione dell'enigma. Il finale scema un po' di tono e quasi inevitabilmente delude le aspettative; risultava difficile farsi venire un'idea che potesse tener testa a quanto costruito sin lì, in qualche caso anche con delle notevoli improvvisate a colpi di rivelazioni e scoperte inattese. Il bello di 7 Donne E Un Mistero risiede nell'aspetto visivo, nel ritmo ben tenuto, nella concatenazione di eventi costruita molto accuratamente e in qualche discreta prova attoriale. Il fatto poi che il film non "sbrachi" mai (tranne per la Vanoni, come detto) e duri 82 contenutissimi minuti, porta certamente a saldo positivo il bilancio della pellicola, che tutto sommato diverte pur avendo dei difetti. Genovese purtroppo non resiste alla tentazione di servire allo spettatore le interpretazioni su di un vassoio; ad un certo punto la Ramazzotti siede a tavola e affibbia etichette ad ognuna delle commensali (ricevendo naturalmente in cambio anche la sua), non sia mai che lo spettatore faccia funzionare le sinapsi e provi a costruirsi uno schema mentale per conto proprio, lo stereotipo va sempre servito e consumato caldo.