W La Foca

W La Foca
W La Foca

Fate poco gli spiritosi perché il film in questione è pure stato proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2004, in una retrospettiva curata da Marco Giusti....naturalmente al prezzo di suicidi di massa del criticame colto chic presente in sala, e intasamento collaterale del reparto di gastroenterologia dell'Ospedale SS. Giovanni e Paolo di Venezia da parte dei tromboni morandinati spocchia snob. Gli è venuto un coccolone ai parrucconi quando si son visti la Lory Del Santo con le chiappe al vento che rincorreva un'otaria che le aveva rubato le mutandine....ma andiamo per ordine, ché il facile entusiasmo già ci ha preso.

W La Foca è un film "teorico" e "metafisico" (così definito rispettivamente da Ghezzi e Galliano Juso) che etichettare come follia pura è poco. Lo stesso Juso, produttore, lo ha dipinto come "mostruoso". Tanto per cominciare non c'è praticamente trama; abbiamo una squinternata famigliola composta da papà medico Bombolo, mamma zoccola Dagmar Lassander, figlia zoccola Michela Miti, cameriera zoccola negra Anna Fall, nonno rincoglionito Riccardo Billi, e cameriera - poi promossa a infermiera d'ambulatorio e assistente del dottor Bombolo - Lory Del Santo. In questa disastrata accozzaglia borghese di freak e macchiette succede di tutto, a patto che sia sempre finalizzato alla copula godereccia. Cicero sfida e demolisce sistematicamente qualsiasi regola di buona creanza, perbenismo e moralità; concepisce un film talmente "estremo" concettualmente che poi quasi non riesce a stare al passo con se stesso, e tutta la presunta oscenità che già il titolo promette si stempera in un candore quasi bambinesco. Fa tenerezza, la trivialità di W La Foca affoga nel non-sense continuo, in un linguaggio talmente tarato sui doppi e tripli sensi, che diventa astrazione surreale e decontestualizzata. E infatti molte scene sembrano appiccicate rozzamente l'una all'altra, alla maniera dei barzelletta movie (come quando Bombolo irrompe al bar chiedendo chi ha stuprato la moglie, o come quando Martufello, impiegato comunale, ha a che fare con l'invalido senza testicoli...Martufello che poi inspiegabilmente ritroviamo nelle vesti di operatore sanitario nella clinica per dimagrire). E' il trionfo della follia, del delirio scorreggione "un tanto al chilo", ma in questa sua continua ricerca dell'estremizzazione comica, kitsch e pacchiana, finisce per sublimarsi in una poetica grottesca e naive al contempo.

W La Foca è totalmente demenziale, e pare anche bearsi di questa sua condizione, andando sempre a cercare l'elemento comico più estremo e pacchiano possibile. Abbiamo scene di grane eleganza, come la foca a cui viene fatto un clistere con l'antigelo e che poi espelle cubetti di ghiaccio dal deretano, la Miti che rimane "incollata" al partner a causa di un improvvido scambio di colla per vasellina, la Del Santo che svita i bulloni con la chiave inglese dal pene dei pazienti di Bombolo, Bracardi che dà un passaggio alla Del Santo sulla canna della sua bicicletta, che però, essendo da donna, ha una "canna" tutta particolare, eccetera. Il titolo del film, così forte e provocatorio, fu croce e delizia, poiché ovviamente ha eternato questa pellicola nella cinematografia italiana di culto, ma d'altro verso l'ha segnata a morte oltre ogni suo eventuale demerito. Il titolo completo doveva essere W La Foca, Che Dio La Benedoca (secondo la battuta detta da un cieco e dal suo cane nel film, alla vista della Del Santo) ma fu poi brutalmente troncato a metà. Immediatamente alla sua uscita si scatenò un fuoco di fila di recensioni negative, visentite, inovvidite, estevvefatte, come poteva il cinema italiano esseve caduto così in basso, signova mia? Pure la magistratura non si fece attendere; nonostante il pesante divieto ai 18 anni, partirono ben due cause, il film fu sequestrato dopo appena due settimane di programmazione e il povero Cicero, per sua stessa ammissione, rischiò di finire al gabbio per oltraggio al pudore e vilipendio di vattelappesca. La Titanus, distributrice del film, si affrettò a togliere il proprio logo dalla locandina, le banche che sostenevano la Titanus minacciarono la casa produttrice di atroci ritorsioni se il film non fosse stato bruciato, badate, non censurato, ma proprio bruciato, il negativo doveva essere dato in pasto alle fiamme (nel 1982, non alla fine del '400). Per i giudici il film era "corruttore di anime"....e Cicero racconta di due magistrati, componenti della irreprensibile Commissione Censura, che anni dopo si segnalarono per dei comportamenti molto sobri: uno violentò la moglie di un carcerato, l'altro era uso andare nottetempo in Mercedes a schiacciar gatti per strada. Per dire, alle volte, da che pulpito.... Fino al 2004, anno in cui Giusti lo portò a Venezia (si narra di un corteggiamento sfiancante alla Titanus, che non ne voleva sapere di ritirarlo fuori), il film non si è visto.

Il cast è tutto un programma, o meglio, tutto sbagliato. Bombolo fa il Montagnani della situazione, ma è Bombolo, e ha a che fare con un ruolo quasi da protagonista che raramente gli era stato affidato in carriera, nonostante ciò, conferisce una propria cifra al film. La Lassander era ampiamente oltre lo status di bella sgnacchera del cinema di genere; truccata col mascherone, con le grazie un po' cadenti, sempre e comunque sexy (sia messo a verbale), e con la sua vera voce (il film è in presa diretta), un accento tedesco totalmente fuori contesto. La Miti non fa letteralmente nulla se non indossare vestagline trasparenti e farsi palpare dal primo che passa. La Del Santo è arte concettuale, indirettamente proporzionale al cinema, "recita" bellamente, un po' vestita un po' no, e concede nudi integrali, mossette e faccine alla sua maniera. A me per altro pareva bruttarella forte, però dice che all'epoca era una starlette in ascesa (e infatti poi si è visto come è ascesa). C'è poi uno stuolo impressionante di caratteristi e attori di contorno, una specie di gran bollito di cinema bis, una exploitation della commedia trash italiana, da Franco Bracardi a Giovanni Attanasio, da Martufello a Sergio Di Pinto, da Bobby Rhodes a Fabio Grossi, da Enzo Andronico a Ennio Antonelli, da Maurizio Mattioli a Jimmy il Fenomeno, passando per Italo Vegliante (quello dei tic) e addirittura per Moana Pozzi (il suo breve ma intenso cameo è indimenticabile, a dir poco). Tra le musiche si segnala lo scippo del motivetto di Asso, mentre il cartellone del film cita vistosamente la pubblicità della Coppertone, sebbene l'innocente bambina diventi la provocante Del Santo, e il dolce cagnolino impertinente diventi una foca. E nel film la foca c'è davvero, solo che, per proprietà transitiva, vien da pensare alla Del Santo, e non solo per il comune talento attoriale. Visto oggi, W La Foca è un'impresa eroica e commovente.

Trailer ufficiale

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