U Turn – Inversione Di Marcia

U Turn – Inversione Di Marcia
U Turn – Inversione Di Marcia

Quella pellaccia di Oliver Stone è uno dei miei registi preferiti. Ogni suo film è sempre un gran film a casa mia, non perché sia un capolavoro o non abbia difetti, ma perché Stone è sempre Stone, in qualsiasi sua pellicola c'è la sua zampata, la sua firma, dei lampi di genio, del grande cinema, dei motivi per cui quel film va visto, anche se magari si tratta di una pellicola "minore" tra le altre. Nella seconda metà degli anni '80, forte anche di qualche Oscar, Stone godeva di quotazioni altissime, era tra i registi dai quali non si poteva prescindere; il politicamente corretto ci andava a nozze perché poteva far leva sull'impegno civile profuso nelle storie raccontate da Stone, unitamente alla sua indubbia maestria tecnico-artistica. Poi sono arrivati i '90 (comunque battezzati all'insegna dell'Oscar per Nato Il Quattro Luglio) e una manciata di pellicole nelle quali Stone si divertiva a fare anche altro. D'accordo l'omicidio Kennedy (JFK), ma i Doors, il maledettismo mediatico di Assassini Nati, il football come paradigma esistenziale di Ogni Maledetta Domenica e il pulp di U-Turn mettono in luce un cineasta che può far male derogando dal politicamente corretto (che in realtà non è mai stata la sua cifra, anzi, direi l'opposto). Stone perde appeal, emergono altri autori e soprattutto la sua spigolosità (anche personale) infastidisce. Balzano alla cronaca episodi di "malcostume" relativi all'uso di alcol e droghe, oltre alle sue prese di posizione politiche, difficilmente gestibili.

U-Turn è un film in cui l'indole di Stone c'è tutta, per intero. Difficilmente leggerete che è un brutto film o che non ha pregi di messa in scena, tuttavia il coro di detrattori recita compatto: "è un mero collage di citazioni che non fa onore a Stone". Il che è vero (la parte delle citazioni, non quella dell'onore). U-Turn è un divertissement nel quale comunque il regista newyorkese non perde occasione di infilare qualche tiratina d'orecchi ai suoi connazionali. La storia è quella di Bobby Cooper (Sean Penn), un maneggione di bassa tacca che rimane bloccato in una cittadina dell'Arizona per colpa del manicotto della sua Ford decapottabile che va in malora. E' un caldo bestiale e, come nel gioco del domino, le cose prendono ad andare male una dietro l'altra, come fosse una maledizione. Mentre aspetta che l'auto sia riparata (presso un'officina gestita da un bifolco redneck assai inquietante interpretato da un irriconoscibile Billy Bob Thornton), Cooper ha modo di entrare in contatto con l'umanità che popola il villaggio. C'è una splendida e caliente apache di nome Grace (Jennifer Lopez) che fa di tutto per sedurlo, c'è suo marito Jake (Nick Nolte), che prima lo prende a cazzotti e poi gli propone di ucciderla, c'è lo sceriffo Potter (Powers Boothe) sempre in giro e sempre attaccato alla bottiglia, c'è il ragazzotto Toby (Joaquin Phoeniz), detto TNT, sempre pronto a metter su risse per difendere l'onore della sua ragazza, una stupida biondina col cervello di gallina, c'è un mendicante cieco (Jon Voight) che dispensa perle di saggezza, ci sono nonnine che uccidono a fucilate i rapinatori nel proprio bazaar, e ci sono gli avvoltoi che imperterriti volano in cielo, avendo annusato l'odore di morte che appesta la zona. Cooper non fa che infilarsi in guai sempre più grossi, uno dopo l'altro, come una sorta di reazione a catena che finisce per stritolarlo.

Stone è un maestro nel far concatenare i meccanismi e nel rappresentarli in modo accattivante agli occhi dello spettatore. E' vero che il film vive di citazioni ed ispirazioni provenienti da altre pellicole, ma questo non toglie né fascino né spessore al lavoro di Stone, che appone la sua firma chiara, potente e visibile. E' la stessa manfrina che viene detta e fatta per Tarantino, con in più la differenza che Stone è - a parer mio - assai più autore di Tarantino (altro genio dell'immagine, ma talvolta davvero appoggiato esclusivamente alla riproposizione di idee altrui). U-Turn è violento, sanguinario, crudo, grottesco, a tratti persino comico, sicuramente intenso e drammatico. E sensuale, grazie alla portentosa Jennifer Lopez (mai apprezzata abbastanza, guardate che razza di filmografia ha a suo carico e poi ne riparliamo). Come scorpioni, un po' tutti i personaggi a un certo punto si rivoltano a tradimento, quella contro Cooper diventa una specie di cospirazione, e va detto che lo stesso Cooper è tutto fuorché una vittima o un eroe col quale identificarsi. Il finale è apocalittico e catartico, e non sarebbe potuto essere altrimenti. E' vero che Stone in alcuni passaggi calca un po' la mano, forse esagera, ma si sta palesemente divertendo (si vedano i tormentoni del "cosa hai fatto alla mano? Devi stare più attento ragazzo!", o l'impossibilità di bere una birra) e il film va preso per il verso giusto, una specie di fumetto d'autore a tinte forti, che non vuole mantenere un rapporto granché saldo col realismo ma ritrarre dei mostri, che però sono un pezzo "vero" della società americana, quella più rurale, provinciale, nascosta, quella che poi sfocia nelle famiglie freak da incubo alla Texas Chainsaw Massacre. Un mondo dove non esistono leggi, dove può accadere qualsiasi cosa, nel quale i rapporti di forza, interpersonali, la proprietà, sono aspetti regolati da leggi primitive, basiche, primarie.

Morricone firma una colonna sonora che fa l'occhiolino a quella scritta per Indagine Su Di Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto, con altre citazioni che si rincorrono anche in ambito musicale. Il soggetto deriva dal romanzo Come Cani Randagi di John Ridley, libro che Stone trasfigura a suo piacimento, stravolgendo molte cose, ad ennesima dimostrazione che, da autore vero qual è, metabolizza, si appropria e rielabora spunti esterni secondo la propria arte e personalità. L'ambiente naturale gioca una parte importantissima nel film, un set estremamente ostile, nemico, inadatto ad ospitare esseri umani, i quali forse anche per questo impazziscono (lo dice un avventore della Tavola Calda, chi sta per troppo tempo nel deserto dà di matto). U-Turn è un fiume di sangue dall'inizio alla fine, cesellato da ottime interpretazioni e da un clima morboso, torvo ed intimidatorio.

Trailer ufficiale

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