Tutti A Squola

Tutti A Squola
Tutti A Squola

Tutti A Squola è una sgangherata commedia di Castellacci e Pingitore. Dici Pingitore e lo spettro del Bagaglino si aggira tremebondo per le sinapsi di chi sente evocare quel nome, tanto da provocare nausee, contorsioni e crisi isteriche. A me il Bagaglino, inteso come show serale di Mediaset (già, perché il Bagaglino è una storica compagnia teatrale italiana, che va al di là delle parodie politiche televisive ad uso e consumo del Centrodestra dei primi anni del berlusconismo), non ha mai fatto ridere, inizialmente lo guardavo per il belvedere sempre generosamente offerto, poi reggere tre ore a petto e coscia era divenuta troppa cosa, e ne ho fatto volentieri a meno (anche perché di ridere ad una battuta che fosse una, non se ne parlava....). Questo pistolotto per dire che non sono un fan di Pingitore né della sua vis comica; ciò nonostante Tutti A Squola (che comunque si situa un bel po' di anni prima) è una divertente e simpatica quanto sciamannata satira del Pingio, accompagnato dalla coppia di suoi fidi performer, Pippo Franco e Oreste Lionello.

Al termine degli anni '70 la scuola italiana è ridotta un colabrodo (mica come ora....), in preda a pulsioni e tensioni di ogni tipo, che Pingitore ovviamente traduce in chiave comica e farsesca; lotte politiche, microcriminalità, femminismo, rivoluzione pedagogica, le sacre istituzioni di un tempo sono sotto scacco, e i vecchi professori come Pippo Franco ne fanno le spese. Il Preside è un Gianfranco D'Angelo in perenna assetto da guerra, col filo spinato attorno alla cattedra e metodi da ispettore Callaghan. Jack La Cayenne (mitico caratterista "celentanesco" dell'epoca) è il docente di religione, fissato col rock 'n' roll (come il Molleggiato), con sospette tendenze omosessuali e una predisposizione per l'attività sportiva. Laura Troschel è l'insegnante di educazione tecnica, femminista fino all'estremo, che in classe insegna alle donne ad essere metalmeccaniche e agli uomini a fare i casalinghi, vive in una comune e appoggia ideologicamente ogni trasgressione alle regole costituite del perbenismo borghese. Il personaggio della Troschel ricorda quasi un Nico Giraldi al femminile (pure la parlata non è esattamente oxfordiana), e ad ogni atto galante di Pippo Franco vola immancabilmente lo schiaffone. Oreste Lionello è un altro docente, non mi è chiara la materia che insegna, fatto sta che ad un certo punto commissiona una indagine sociologica sulla prostituzione (era il periodo dei mondo movies, delle "indagini" e dei documentari sul sesso, a suo modo il film lo riflette puntualmente) e questo scatena l'ingarbuglio. Gli studenti, capeggiati dal rivoluzionario Francesco De Rosa, interrogano sul tema la mignotta Isabella Biagini (clamorosamente sempre a tette di fuori) e il suo pappone Sergio Leonardi. Della banda criminale fa parte pure il pusher Lino Banfi, che vende la cocaina-borotalco fuori da scuola. A seguito di un alterco scatenato dalla Troschel, la band viene arrestata dalla Polizia; usciti di galera, si rifaranno sul povero professore Pippo Bottini (Pippo Franco, tutti qui si chiamano con il loro vero nome di battesimo, c'è addirittura il bidello Bombolo che si chiama....Bombolo!), costringendolo a spacciare droga sotto la minaccia di far del male alla sua fidanzata, la Troschel. Bottini vende la roba servendosi di un libro Cuore nelle cui pagine sono scavati dei nascondigli per la merce. Poi ci sono la vecchia maestra di Pippo Franco, Nerina Montagnani, e la vecchia bidella Ester Carloni, due bacucche rincoglionite rimaste ai tempi della pietra, che coccolano ancora amorevolmente il loro ex alunno divenuto professore. Tutti vivono nelle baracche (anche se poi internamente abbiamo appartamenti arredati di tutto punto....).

Il film viaggia sul filo del non sense, della parodia dichiarata, anche con frequenti stacchi musicali e pseudo balletti (Pingitore ha la fissa). Le battute però sono spesso di buon livello, c'è molto ritmo, anche se la trama praticamente non esiste, più che altro la sceneggiatura è un patchwork di sketch incollati l'uno all'altro. Tutti A Squola è sfilacciato e caciarone, ma fa ridere, né si propone di far commedia alt(r)a. Divertente quando Bottini cade ripetutamente vittima di visioni oniriche nelle quali i suoi conoscenti sono ridotti a personaggi del libro Cuore, e la Troschel è immancabilmente la dolce maestrina dalla penna rossa. Buffo il finale, con Bottini, oramai spacciatore conclamato, che finisce in galera; tornato libero scorpirà di aver finalmente guadagnato la stima e l'apprezzamento di studenti e colleghi proprio grazie alla sua patente di ex galeotto, dunque finalmente un uomo vero. Pure la Troschel, pronta ad un balletto finale in un super sgambato costume rosso pre-farfallina beleniana, si concederà al Pippo virile e tatuato. Pingitore spinge sul tasto della sarabanda chiassosa e fracassona, come è nelle sue corde, mirando al tanto peggio tanto meglio, ma azzeccando attori e situazioni comiche. Vi divertirete, se saprete comprendere e sposare la greve linea di follia che pervade il film.

Trailer ufficiale

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