Thunder 3

Thunder 3
Thunder 3

E con il terzo capitolo si chiude la saga di Thunder. Cosa cambia rispetto ai due precedenti episodi? Assolutamente niente, stessa Arizona, stesso Mark Gregory, stessi cattivi che prediligono il tutti contro uno, stesso sceriffo che non sa che pesci prendere, stessa comunità un po' razzista nei confronti dei pellerossa, stessa filiazione un po' western un po' rambesca, tant'è che Rambo ha una certa assonanza con rombo...di tuono (Thunder), come il primo Missing In Action con Chuck Norris (che in Italia fu distribuito proprio col titolo Rombo Di Tuono) che scimmiottava parecchio il film di Stallone.

Larry Ludman, cioè Fabrizio De Angelis, apparecchia sempre la stessa tavola, incredibile come ripeta pedissequamente lo schema narrativo in ogni film. Stavolta il là lo danno gli abitanti della cittadina di turno che si fanno addestrare clandestinamente da un ex berretto verde inviso al Pentagono per i suoi metodi leggerissimamente fascisti; ora va in giro per gli U.S.A. a creare soldatini duri e puri. Durante una seduta di training, i guerrieri della domenica stendono due cavalli, e Thunder che è a caccia di falchi non tollera questa violenza sugli animali (ripeto: Thunder è a caccia di falchi). Si mette in mezzo ferendo uno dei buzziconi. E' guerra, i bianchi americani buoni trasformano l'indiano cattivo in un wanted dead or alive (più che altro dead). Sfasciano e incendiano quelle quattro roulotte della comunità Cheyenne (peccato che nel primo film Thunder fosse un Navajo...vabbè) e scatenano la vendetta di Thunder. Lui prima va dallo sceriffo esigendo giustizia (la solita scena di ogni film) e naturalmente gli viene risposto picche (la solita risposta di ogni film); decide quindi di ritirarsi sulle montagne e pianificare attacchi blitzkrieg contro i singoli espondenti del commando che ha assaltato i Cheyenne. Mette a ferro e fuoco la città, danneggiando le case e le attività dei bianchi, diventando così un criminale a tutti gli effetti. Stritola i cattivi nella morsa della paura fino a spingerne alcuni a confessare. Come ultima ratio allora tentano di ucciderlo una volta per tutte (gli rapiscono pure la donna), ma lui ovviamente ha la meglio. Lo sceriffo acconsente a che Thunder venga risarcito in nome della sua gente e - come ogni Thunder precedente - l'eroe lascia la città con la figa sotto il braccio e un pick up sotto il culo. Titoli di coda. Fine.

Il problema è che Thunder 3 è appunto il numero 3 della serie, tutto è già visto e rivisto, e non è che i precedenti vantassero il budget e la cura della serie di James Bond. Qui non c'è più nemmeno la sorpresa della versione spaghetti del filone americano. Il film è parecchio tirato via, i dialoghi sono oramai pura parodia, Gregory è sempre più inespressivo, anche gli attori di contorno non si possono vedere; il capo biondo dei cattivi, il grassone che piagnucola sempre, Piccolo Corvo, la donna di Thunder, facce da comparse di quinta fila di Cinecittà. Ma la cosa peggiore di tutte sono i modellini dei vari edifici a cui Thunder dà fuoco; anche un cieco vedrebbe che sono modellini, nonostante i cinque metri di lingue di fuoco che De Angelis ci fa appiccare sopra. La serie termina qui (mentre Gregory reciterà in un altro paio di pellicole per poi sparire in qualche palestra romana). De Angelis invece andrà avanti fino al '94 a fare film per il cinema, inaugurando pure una nuova prolifica serie, quella de Il Ragazzo Dal Kimono D'Oro (6 in tutto), a traino ovviamente di Karate Kid.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica