The Counselor – Il Procuratore

The Counselor – Il Procuratore
The Counselor – Il Procuratore

The Counselor è un film che mi ha particolarmente deluso, per non dire a tratti irritato. Ho provato un certo fastidio nel vederlo, a tratti quasi epidermico; non dico che magari quello non fosse proprio l'obbiettivo di Ridley Scott, ma al dunque, se devo giudicare un film per l'impressione che mi ha fatto e le endorfine che mi ha trasmesso, beh Il Procuratore con me è cascato male. Pare che in origine si trattasse di una sceneggiatura ritenuta non "cinematizzabile" poiché mostruosamente verbosa, praticamente una serie infinita di dialoghi uno dietro l'altro, senza niente nel mezzo a raccordarli o poco più. Scott assieme a Cormac McCarthy (l'ultimo degli highlander credo con quel nome) ha invece tirato fuori un film da quel groviglio di discorsi, realizzando una pellicola, comunque molto parlata, ma anche stemperando il "verbo" con l'arioso e squisito gusto estetico da fashionista che si ritrova. Grandi scenografie, interni di puro design, lussuosi alberghi, abiti affidati ad Armani e Versace, accessori, belle macchine, felini maculati ed ingioiellati, contrapposti a camion cisterna sferraglianti, bettole gestite da avanzi di galera, corrieri della droga messicani raccattati nei peggiori bar della frontiera. Dalle stelle alle stalle, dai fasti di un'opulenza straordinaria allo squallore della sopravvivenza subumana. Dentro questa cornice così dinamica Scott piazza la sua storia, anche piuttosto confusa e trascurata, volutamente tale. Non è infatti importante cosa succede ma come lo vivono i personaggi. C'è un certo compiacimento nel non dare allo spettatore tutti gli elementi del mosaico, purché invece venga sballottato dai saliscendi emotivi dei protagonisti (Michael Fassbender su tutti). E poi c'è una crudeltà assoluta nei confronti delle marionette che il mastro pupazziere Scott fa dimenare a proprio piacimento.

Ecco, l'elemento principale che mi ha disturbato di The Conselour è la gratuità del tutto. La scena che apre il film, la prima scena in assoluto, una scena di seduzione e sesso che vede coinvolti Fassbender e Penelope Cruz, è ruffianamente pretestuosa. Già aprire il film con il sesso - non trattandosi di Ninì Grassia né di Lars Von Trier, ma di Ridley Scott - è una dichiarazione di intenti bella precisa; poi in quei termini, con quel linguaggio e con quel livello di "volgare eleganza" (perdonate l'ossimoro ma è così), denuncia una intenzione di scioccare gratuitamente lo spettatore. E badate, è il buongiorno che si vede dal mattino. La relazione di Fassbender e la Cruz è la cosa più pulita del film, i due si amano sinceramente, la Cruz è un personaggio puro, fragile, e il torbido Fassbender la ama come nient'altro. In qualche maniera c'è del romanticismo in quella coppia, e Scott anziché elevarlo a potenza con un momento di intimità dolce e tenero getta Fassbender con la faccia tra le cosce della Cruz. Roba da Tarantino, o da Scorsese quando vuole lordarci di violenza. E infatti... la decapitazione del motociclista è un'altra scena totalmente pretestuosa e senza un perché, che non sia l'esibizione del "guarda fino a dove posso arrivare". Oltre alla ridicola pretesa che per una giornata intera non passi un Cristo su quello stradone (il cattivo di turno tende un filo d'acciaio da parte a parte in pieno, e la vittima sfreccia a buio, molte ore dopo), non si capisce perché sia dovuto ricorrere ad una tecnica così spettacolare e coreografica per ottenere quanto necessario. Idem la morte di Brad Pitt, annunciata con morbosa dovizia di particolari sin dall'inizio, quando Javier Bardem e Fassbender discettano del terribile strumento col quale si fa schiattare la giugulare di malcapitati mediante cavo d'acciaio che cinge sempre più inesorabilmente il collo. Non appena Bardem comincia a descriverne la fisiologia lo spettatore sa che arriverà il momento in cui vedrà all'opera il tecnologicissimo strumento di tortura. Gratuita è la scena di sesso con un'automobile di Cameron Diaz (si avete capito bene, sesso con un'automobile), gratuita è la sua comparsata nel confessionale di un prete, gratuiti molti dialoghi pieni di sentenze ad effetto e frasi scolpite nel marmo ("la verità non ha temperatura"). Gratuita pure la exploitation degli attori, ovvero nomi sfavillanti chiamati a fare ruoli minori (vedi Brad Pitt) o anche importanti ma dal minutaggio contenuto (la Diaz, Bardem, la Cruz).

L'impressione che mi ha dato Scott insomma è un po' quella del pavone, che fa tutto bello e accattivante ma si limita alla forma. Scott gira un film cinico, inutilmente violento (non perché il contesto non giustifichi la violenza, ma perché il modo in cui Scott ce la mostra - sia quella fisica che psicologica - è paraculesco), sadico, efferato, abbandona i personaggi al loro destino (quello della Cruz è appena abbozzato), insiste voyeuristicamente sui pianti e le faccette drammatiche di Fassbender, liscia i capelli a Brad Pitt, esalta come una Dea del male la Diaz; ogni sua espressione, ogni sua frase, ogni sua movenza fisica è teatrale e iconica. Mette dentro particolari crudi - come il tizio morto fatto viaggiare per le Americhe dentro ad un bidone dei rifiuti - tutto in nome di un esasperato formalismo, di un'estetica dell'abiezione e della truculuenza. Quelle tipiche cose che vengono rimproverate spesso al più ruspante Oliver Stone, e che nel caso del felpato Scott invece dovrebbero forse diventare forma d'Arte nobile. Non sono un avversatore del regista di Alien e Blade Runner, sono tantissimi i suoi lavori che non esito a definire capolavori, e anche l'ultimo Prometheus, andato giù a pochi, a me è parsa una lezione di cinema, tuttavia The Counselor è un film per certi versi masturbatorio e inconcludente che, a mio parere, trova giustificazione unicamente nella bellezza della messa in scena. Paradossale che la cosa più accattivante ed interessante sia un video virale di pochi minuti fatto circolare prima del film a scopo promozionale, nel quale vediamo Fassbender recarsi in un negozio di lingerie per acquistare biancheria sexy per la Cruz; la commessa (Natalie Dormer) è una bionda maliziosa, che nel film poi sedurrà Pitt, e che flirta con Fassbender in un fine gioco erotico intellettuale. Non c'entra nulla col film ma è fatto da Dio.

Trailer ufficiale

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