Prestami Tua Moglie

Prestami Tua Moglie
Prestami Tua Moglie

All'altezza di Prestami Tua Moglie Lando Buzzanca è sulla curva discendente di una carriera che ha fatto faville e che almeno fino al 1976 di San Pasquale Baylonne aveva offerto schioppettate importanti per l'attore palermitano. Appena due anni dopo il film di Carnimeo, sarà la volta della comparsata in Vado A Vivere Da Solo, nel quale Jerry Calà racconta di un Buzzanca particolarmente smanioso di riguadagnare i riflettori avendo sofferto un calo di interesse da parte del cinema italiano. Gli anni '80 sono una chiave di volta anche per la commedia e i film di Buzzanca - intrisi di certi stereotipi che ben riflettevano l'Italia dei '60 e '70, segnatamente borghese, meridionale e cattolica - fanno più fatica, ma l'attore è di razza e cerca di rimanere a galla come può. Prestami Tua Moglie ad esempio non è un granché a livello di sceneggiatura, sta in piedi, come molti film di Buzzanca, per il mestiere ed il carisma dell'attore. Siamo dalle parti della pochade, col maschio italico che si barcamena tra tre bionde (anzi, per l'occasione la Auger è tinta di un orribile rosso) ed i consueti guai finanziari. Il mantenuto fa coppia con una riccona (la Auger) del quale è totalmente succube, in un rapporto simile a quello de Il Vedovo della coppia Valeri-Sordi, è separato dalla ex moglie Janet Agren che non rivede da cinque anni, e si imbatte in Daniela Poggi, un'attricetta di pubblicità che per una serie di circostanze fortuite gli ciondola attorno nei momenti meno opportuni. A fare da sparring partner c'è Massimo Boldi, ancora digeribile rispetto al tormento che è poi diventato successivamente (qui fa ancora l'attore anziché la macchietta), ma senza il nerbo per reggere il ping pong con Buzzanca. Ad arricchire, due presenze di lusso: un fugace Montagnani ed un Abatantuono prima maniera, in cerca di affermazione (nel 1980 sono addirittura 5 i film ai quali partecipa).

Tutto gira sulle spalle di Buzzanca che fa e disfa, ed ha praticamente sempre la macchina da presa addosso. Il mattatore ha il physique du role per fronteggiare la sfida e si dà generosamente anima e corpo allo script di Franco Marotta e Laura Toscano, anche se nell'insieme al film manca pepe; il ritmo è vorticoso e tiene viva l'attenzione dello spettatore ma le situazioni sono abbastanza inflazionate, il cast nonostante tutto non è fiammeggiante e molte gag fanno appena sorridere. Curiosa la scelta delle tre attrici, si è lavorato poco per caratterizzarle in antitesi; alla fin fine, pur con le proprie individualità, le tre si richiamano l'un l'altra, sarebbe bastata una fisicità qua e là più accentuata o una chioma corvina per dare stacco anche visivo e rendere il film meno generico, almeno sotto questo punto di vista. Il rosso della Auger passa quasi inosservato, se non fosse che non le dona affatto; lei in particolare rimane abbottonatissima, le altre due vanno dal fulmineo topless della Agren al praticamente sempre nudo della Poggi, qui prestata ad un ruolo veramente sciocchino (soprattutto se si pensa al profilo teatrale e televisivo acquisito tra i '90 e i 2000, di tutt'altro taglio intellettuale). Dopo tante peripezie, il finale è un po' alla volemose bene, ma sarebbe stato strano che proprio in conclusione fosse arrivato un guizzo sorprendente. Differentemente dall'impressione che ne ho ricavato io, Carnimeo parlò di buona sceneggiatura e di cattivo miscasting, poiché a suo giudizio il film avrebbe richiesto un protagonista da commedia brillante e non un comico tout court. Buzzanca insomma, legato a doppio filo a pellicole spesso e volentieri tendenti all'erotico, non era a fuoco, mentre per questa catena di equivoci sentimentali e finanziari sarebbe occorso un tipo alla Jack Lemmon, magari un Montesano. Il film poi, con un diverso cast, è diventato anche uno spettacolo teatrale.

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