Odio Le Bionde

Odio Le Bionde
Odio Le Bionde

Giorgio Capitani nel 1979 firma Aragosta A Colazione, discreta commedia con Enrico Montesano ed un tris di donne che sbancherebbe al tavolo del poker, Claudine Auger, Silvia Dionisio e Janet Agren. La storia è quella di un perdente nato che si barcamena come può. Un anno dopo, sempre con Montesano, gira Odio Le Bionde, tre co-protagoniste femminili, Corinne Clery, Marina Langner e Paola Tedesco dentro la vicenda di un altro perdente che si barcamena come può. Non è difficile accorgersi che i due lavori si richiamano vistosamente l'un l'altro, tanto che il secondo in ordine di arrivo pare una variazione sul tema del primo. In entrambi i casi Montesano (occhialuto) è vessato da un amico maschio alfa, decisamente agli antipodi rispetto alla natura fantozziana e supina del protagonista. In entrambi i casi la seconda metà del film è occupata da una cena in stile Hollywood Party, ci sono momenti slapstick e la donna del protagonista è l'elemento forte della coppia.

Si tratta quasi dello stesso film, con la sola differenza che Aragosta A Colazione è quello venuto meglio fra i due. Non che Odio Le Bionde non funzioni, ma c'è qualcosa che gira a vuoto, qualcosa che non convince fino in fondo, una sorta di potenziale inesploso che alla lunga azzoppa il film. Le tre signore, tutte e tre rigorosamente bionde tinte, puntellano Montesano nei vari capitoli della vicenda; a turno tutte e tre hanno dei nudi, quasi totale la Tedesco (subito ad inizio film, e non è il solo), fugacissimo la Clery (appena una spallina che va giù scoprendo un seno, ed una zip che scende lungo la schiena), una via di mezzo quello della Langner (Miss Germania 1975 e seconda classificata a Miss Mondo lo stesso anno, enigmatica meteora che ha attraversato il cinema italiano in appena un lustro, tra la fine dei '70 e i primi '80). Quest'ultima ha un ruolo puramente decorativo, le altre due hanno maggiori pagine di sceneggiatura ma, al dunque, il vero mattatore è Montesano, praticamente sempre in scena e afflitto da una discreta logorrea. Non saprei neppure dire se la prima parte sia migliore della seconda o viceversa; certo la festa è più scoppiettante e ritmata ma è talmente derivativa - come detto - in primis dalle imprese di Peter Sellers, da risultare comunque "stanca". Nel primo tempo il film viene costruito anche con diversi incastri ingegnosi ma la penna degli sceneggiatori Marotta e Toscano (naturalmente gli stessi di Aragosta A Colazione) sembra spuntata, oltre ad eccedere in verbosità. Simpatico Jean Rochefort. Da segnalare una nutrita stuola di caratteristi che va da Eolo Capritti a Michele Mirabella (che fa la parte di un esule polacco), da Gigi Ballista a Roberto Della Casa. Il momento forse più divertente è proprio quando Montesano nel bel mezzo del party urla a pieni polmoni il titolo del suo romanzo - Odio Le Bionde - ma lo fa nel preciso istante in cui l'orchestrina smette di suonare, con gli effetti comici che è facile immaginare.

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