Nikita

Nikita
Nikita

Subway era già stato un discreto film, estroso e molto attento alle suggestioni provenienti da oltre Oceano, Le Grand Bleu fu un successo clamoroso in patria (aprì addirittura il festival di Cannes) e convinse la Gaumont Film Company a finanziare il successivo lavoro di Luc Besson praticamente al buio. Il film si fece, con la co-produzione anche di Besson stesso e fu un altro grande successo. In Francia il quarto miglior incasso dell'anno. Dopo la Francia il film venne distribuito in 95 paesi e riscosse ottimi consensi soprattutto in Gran Bretagna, Italia e Giappone. Non andò male nemmeno negli States ma secondo Besson fu mal distribuito perché sostanzialmente fu distribuito in circuiti d'essai quando invece, a suo dire, Nikita doveva essere venduto come un film d'azione. Forse un film d'azione punto e stop Nikita non lo è, perlomeno non come lo intenderebbero gli americani. Una certa "mano d'autore" e visibile, anche se è altrettanto chiaro che l'autore in questione abbia a modello proprio il cinema americano, perlomeno in alcuni aspetti e che la sua cifra sia più vicina al videoclip che a La Corazzata Potëmkin. Che il topos scelto da Besson fosse a suo modo classico, universale e versatile lo dimostra il fatto che Nikita ha generato vari remake e adattamenti anche televisivi, oltre ad una infinità di citazioni in varie branche artistiche, dalla letteratura, ai videogiochi, alla musica (Besson a sua volta prende il titolo dall'omonima canzone di Elton John). Per fortuna nessun sequel (ad oggi), visto che la stessa Anne Parillaud (all'epoca moglie di Besson) dubbiosa in proposito. Strano visto il successo di pubblico ed un finale aperto che pareva fatto apposta.

L'impronta drammatica è molto forte in Nikita che d'accordo, è un thriller, e contiene anche un po' d'azione, nulla tuttavia di vorticoso, anche i momenti più ritmati sono sempre mediati e meditati; più avanti Besson realizzerà pellicole assai più adrenaliniche e puramente action. Lo script è incentrato più che altro sulla biografia di Nikita, la cui somma di tragedie personali la porta ad accettare di seguire un piano segreto del governo per convertirla da criminale di piccolo cabotaggio a killer spietato. Tuttavia il focus del racconto è costantemente incentrato sull'intensità drammatica della protagonista, sul suo senso di spaesamento, il suo ruolo di fuoricasta, di reietta. La scelta che - poco liberamente - deve compiere condizione tutta la sua esistenza, gli amori, la quotidianità, il senso di futuro (castrato). Nikita è usata dal primo all'ultimo minuto, ed il suo solo riscatto ha il volto di Jean-Hugues Anglade, un uomo disposto ad amarla disinteressatamente, financo a proteggerla, nonostante tutto. L'opposto di Tchéky Karyo, figura ambivalente e piena di chiaroscuri. Chiude il triangolo di uomini Jean Reno, che nel film interpreta un "eliminatore", personaggio grottesco e privo di umanità. Nikita non è una figurina bidimensionale (come forse sarebbe potuto accadere in un film di Tarantino, penso alla "Sposa" di Kill Bill), compie un vero e proprio percorso, una evoluzione, che pur non snaturandola, la cambia, lasciando cicatrici profonde. La strada di Nikita è disseminata di poster con le ballerine di Degas, da film romantici in bianco e nero, da larghi ed appariscenti capelli alla maniera delle vecchie dive di Hollywood, dal poligono di tiro, dalle arti marziali e da quella della seduzione femminile, impiegata come arma (vedi alla voce Red Sparrow).

Besson bilancia bene gli ingredienti nel film, diviso quasi in due, la prima parte di costruzione, la seconda di azione vera e propria, in qualche maniera sulla falsa riga di Full Metal Jacket, con tutti i se ed i ma del caso, e la relativa differenza di contesto. La cornice europea, segnatamente francese, garantisce al film una sua cifra peculiare, che per una volta scardina quel tipo di trama dalle città di stampo americano. Philippe Leroy e Jean Moreau, vecchie glorie del cinema transalpino, hanno entrambi due piccoli ruoli ma carismatici. L'aspetto interessante di Nikita è che il suo personaggio non diventa mai un'assassina consumata e priva di emozioni; il suo agire è sempre subordinato al senso di disagio ed inadeguatezza che la donna prova nel dover eseguire gli ordini. Per altro Besson getta una luce alquanto sinistra sull'operato del governo del suo paese, ritratto come un mandante di omicidi di ogni tipo, compreso quello di un diplomatico (con la stella rossa, quindi di stampo socialista/comunista). L'uso delle musiche è un po' sui generis (naturalmente di Eric Serra, il compositore feticcio di Besson), non sempre appropriatissime a mio parere, ma questo accade spesso con Serra. Il film fu nominato per (Golden Globe, Chicago Film Critics Association Awarrds) e vinse diversi premi (César, David di Donatello, Nastro d'Argento).

Trailer ufficiale

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