L’Uomo Invisibile

L’Uomo Invisibile
L’Uomo Invisibile

Cosa fareste se foste dotati di completa e totale invisibilità? Esplorare nottetempo il boudoir delle signore non è una risposta. Beh, H. G. Wells nel 1897 il dilemma se lo pose e 36 anni dopo la Universal lo mise su pellicola. The Invisibile Man arrivò in piena esplosione del cinema horror, il genere praticamente creato dalla Universal col Frankenstein di Boris Karloff e ribadito col Dracula di Bela Lugosi e con La Mummia, sempre di Karloff. James Whale aveva già diretto l'adattamento del romanzo di Mary Shelley e fu chiamato per dar corso pure a L'Uomo Invisibile. Inizialmente il solito Karloff avrebbe dovuto esserne il protagonista, ma un litigio con la Universal gli costò il posto. Whale allora, dopo numerosi provini, optò per lo sconosciuto Claude Rains, attore teatrale londinese con un marcato accento cockney. Di Rains si diceva fosse un pessimo attore, eccessivo e plateale nei modi, ma proprio questo fece al caso di Whale. L'attore che avrebbe dovuto impersonare l'uomo invisibile non si sarebbe visto praticamente mai in tutto il film, solo la scena finale, letteralmente l'ultimo fotogramma, avrebbe svelato il suo vero volto. Ecco che a Whale non serviva tanto una presenza fisica, quanto una presenza vocale, un'ugola in grado di esprimere magnetismo, carisma, sfumature interpretative. E quell'ugola apparteneva certamente a Rains, uno che sapeva esagerare. Se guardate il film in lingua originale, oltre alle marcatissime errrrrrrrre di Rains, rabbrividirete alla sua risata satanica, totalmente scomposta, psicotica, purtroppo mal resa dal doppiatore italiano. La trama ricalca abbastanza fedelmente quella del romanzo di Wells, con appena qualche concessione ad una maggiore spettacolarizzazione, ovvero delle morti non previste, ed una splendida fidanzata bionda dello scienziato (Gloria Stuart), il quale, grazie ad una mistura di elementi chimici (tra i quali la monocaina, anch'essa introdotta ex novo nel film) ottiene l'invisibilità. La ragazza si vede per poche scene, ma la conoscete bene...nel 1997 era la vecchietta superstite di Titanic (da giovane sarebbe Kate Winslet).

Jack Griffin è uno scienziato che lavora in team con altri colleghi a tecniche di conservazione del cibo. In segreto e solitudine però coltiva esperimenti sensazionali; in breve egli diventa nientemeno che invisibile. L'uso delle sostanze alle quali ricorre provoca però una forte instabilità emotiva come effetto collaterale. In particolare la monocaina, sbiancante di tessuti (che però, oltre a renderli bianchi, li disintegra pure). Griffin è preda di paranoia e megalomania, e vede nella sua invisibilità una chiave per dominare il mondo e rovesciare l'ordine costituito. I suoi atti criminali gettano il terrore nella popolazione, mentre la Polizia cerca, come può, di acciuffarlo. Sia Wells che Whale insistono parecchio sulla lettura "sociale" dell'invisibilità di Griffin. Il dottore è un diverso, un reietto della società, uno ai margini, che proprio per questo reagisce in modo scomposto. Wells riveste il "miracolo" del medico di una patina scientifica, riempiendo i suoi laboratori, più o meno improvvisati, di strumenti, alambicchi, provette e liquidi. E' l'era della scoperta dei raggi X, e una storia come quella dell'uomo invisibile trova terreno fertile nelle menti delle persone, sempre più affamate di storie di fantascienza. Il progresso sta arrivando a grandi passi e tutto sembra poter diventare possibile. Il plot è caratterizzato da personaggi ben polarizzati, oltre a Griffin c'è la sua dolce fidanzata Flora; il Dr. Kemp, il suo antagonista pusillanime; poi il Dr. Cranley, padre di Flora e spirito saggio; infine la Polizia, fatta di ispettori e agenti ingegnosi. Il film si divide equamente tra orrore ed ironia. Si passa infatti dalle buffe situazioni della locanda Lion's Head (con le isterie muliebri di una divertentissima Una o'Connor), o i dispettini agli abitanti del paese, o ancora la "rapina" in banca per poi distribuire i soldi ai passanti, ai terribili atti di sangue compiuti da Griffin, come il deragliamento di un intero convoglio ferroviario (centinaia di morti) o le sue vendette atroci. La caccia all'uomo invisibile ricorda un po' quella a Hans Beckert, il mostro di Dusseldorf del film di Fritz Lang ('31). Così come molte delle situazioni della vicenda scoprono apertamente i propri legami col Frankenstein (fidanzata in pena per lo scienziato scomparso, antagonista innamorato della stessa donna, emarginazione del "mostro", eccetera). Il finale è assai suggestivo. - SPOILER: col sopraggiungere della neve, l'uomo invisibile (costretto alla nudità per non essere visto) è spacciato. Stanato da un fienile, viene tradito alle proprie impronte sulla neve (l'ispettore di Polizia sentenzia a metà film: "è invisibile ma deve pur lasciare delle tracce!") e ucciso a revolverate. Spira in un letto d'ospedale, forse pentito del suo ardire prometeico, e proprio il trapasso fa finalmente cessare l'effetto del monocaina, restituendo a Griffin la sua concreta fisicità. Il pubblico vede per la prima volta il volto di Claude Rains.

In alcune scene, dentro quell'omone interamente bendato, coperto da cappotto, cappello, guanti e occhiali, c'è spesso una controfigura leggermente più bassa di Rains, anche perché quest'ultimo soffriva di claustrofobia, e trucco ed abiti di scena erano per lui una vera tortura; costretto a respirare tramite cannucce e a vedere tramite due minuscole fessure nelle bende. Per l'epoca gli effetti speciali furono una pietra miliare in ambito cinematografico. Se ne occupò John P. Fulton, che escogitò il sistema di riprendere l'uomo invisibile avvolto in un tessuto nero, su fondale nero, per poi riportare il tutto negli ambienti che la sceneggiatura richiedeva, ripresi a parte. Dichiarò che la scena dello sbendaggio allo specchio fu la più impegnativa della sua carriera poiché implicò quattro diverse riprese sovrapposte, quella di Rains, la stessa ma dallo specchio, l'ambiente in cui avveniva l'azione, e lo stesso riflesso nello specchio. Come per Frankenstein e Dracula, anche L'Uomo Invisibile generò una infinita serie di seguiti (tra i quali anche una Donna Invisibile, nel 1940) che culminò immancabilmente con l'omaggio/epitaffio reso dal trapianto nel mondo di Gianni e Pinotto (Gianni e Pinotto Contro L'Uomo Invisibile, 1951). Nel '92 Carpenter si cimenta sul tema con Avventure Di Un Uomo Invisibile (addirittura Chevy Chase come protagonista) e nel 2000 Paul Verhoeven gira L'Uomo Senza Ombra.

Trailer ufficiale

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