L’Odio

L’Odio
L’Odio

20 ore scarse (dalle 10:38 alle 6:01) nella vita di 3 disadattati delle banlieue parigine, 3 ragazzi, perfetta espressione di un ambiente, di un clima, di un momento storico, di un declino, quello della società. Solitamente nei "declini della società" ci rientra tutto e niente, è l'alibi di tutti i mali, il porto di ogni nefandezza, il cuore di ogni immoralità, ma la bravura di Kassovitz risiede nel mostrare questa cronaca come un entomologo, una descrizione asettica e distaccata, che non colpevolizza né assolve nessuno. C'è del buono e del cattivo, sempre, e sono le situazioni a decretare il prevalere dell'uno o dell'altro. L'esistenza talvolta può essere una condanna a priori, dipende da dove, come e quando si è nati, ma una combinazione di fortuna e forza di volontà possono aprire insperati orizzonti. A tratti è quella che pare capitare ai tre protagonisti, al negro che è il più saggio e maturo dei tre, al bianco che più si atteggia a cattivo e più viene "umiliato" dalla sua natura contraria (o forse semplicemente pusillanime), al magrebino, che in fondo, non ha mai fatto male a nessuno, crede nell'amicizia e bada ai principi, e sa ancora distinguere un nazista da un povero Cristo. Pare accadere, ma non accadrà.

Un giorno di inferno nella metropoli parigina descritta in bianco e nero, nei suoi bassifondi popolati di violenza, crack e debosciati armati fino ai denti, gente che vuole mantenere le tradizioni ma si esalta per la breakdance americana, ascolta la musica rap (anche se cantata in francese), veste quasi esclusivamente con tute da ginnastica, come nel Bronx o nel Queens. Poveri, disoccupati, immigrati, il proletariato degli ultimi che fa gruppo e che anziché dar la caccia all'immigrato, preferisce abbattersi contro la Polizia e qualsiasi autorità governi l'Inferno. Spesso gli eccessi di ira sono senza ragione, uno sfogo esistenziale motivato dalla disperazione e dal nichilismo. Negri contro bianchi, magrebini contro destrorsi, poliziotti contro balordi; quella dei "buoni contro i cattivi" è una contrapposizione invece neppure contemplata, semplicemente non esiste, perché forse siamo al tutti contri tutti. C'è un giovane Vincent Cassel con la perenne faccia da paraculo provocatore ed un Hubert Koundé che pare Sidney Poitier sputato. Nella versione in lingua originale i dialoghi sono in verlan, tipico gergo parigino, che consiste nell'inversione delle sillabe di una parola per crearne una nuova. Nei dialoghi italiani invece si fa solo fatica a trovare un sostantivo che non sia "cazzo", "merda", "fanculo". Ma è la dura vita delle banlieue, chiaro. Merito di Kassovitz è anche quello di dispensare una sottile ironia qua e là, che non saprei dire se acuisce il senso di agro o alleggerisce la cappa di oppressione, o forse entrambe le cose.

La trama ha un'importanza relativa rispetto al "clima" del film; assistiamo alle vicende di tre ragazzi dei bassifondi parigini durante gli scontri provocati dopo le accuse di pestaggio da parte della Polizia nei confronti di un tizio del ghetto, tale Abdel, ora ricoverato in fin di vita sotto stretta sorveglianza. Gli scontri vengono mostrati all'inizio del film con immagini documentaristiche (reali) di archivio. Vinz (Cassel), è pieno di rabbia. Vede se stesso come un teppista che merita rispetto, che crede debba essere conquistato con la violenza. Hubert (Koundé) cerca di vivere con tranquillità il ghetto, odiando ciò che vede intorno a sé, acuito dalla devastazione durante gli scontri notturni della palestra che gestiva, ma ha un passato non proprio da educanda. Saïd (Taghmaoui) cerca di cavarsela restando a metà strada tra la responsabilità e la violenza del ghetto. Durante gli scontri un agente perde la pistola; la trova Vinz, che giura di usarla per uccidere un poliziotto nel caso in cui Abdel muoia. Il film racconta, con precisi riferimenti cronologici, del giorno e della notte successive agli scontri.

I film, grande successo commerciale in Francia, provocò molta polemica in patria per il suo punto di vista sulla violenza urbana e sulla Polizia. L'allora primo ministro, Alain Juppé, organizzò una proiezione speciale chiedendo ai membri del suo dipartimento di partecipare, gli agenti di Polizia presenti voltarono le spalle alla proiezione in segno di protesta contro il ritratto della brutalità della Polizia (che in effetti non ne esce benissimo....). E' pieno di citazioni e omaggi a De Niro e Scorsese, e al loro universo gangster che tanto piace ai piccoli criminali parigini (da Il Cacciatore a Taxi Driver a Scarface, quest'ultimo di De Palma però), nel quale tentano disperatamente di identificarsi per "alzarsi di livello". Il film si è aggiudicato la miglior regia a Cannes 1995.

Trailer ufficiale

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