La Ragazza Fuoristrada

La Ragazza Fuoristrada
La Ragazza Fuoristrada

Il duo Luigi Scattini/Zeudi Araya fa team per tre film. La Ragazza Dalla Pelle Di Luna (1972), esordio di Miss Eritrea, Il Corpo (1974) e questo La Ragazza Fuoristrada, che si colloca nel mezzo tra i due e che fa parte dunque di questa ideale trilogia esotico-erotica che tiene a battesimo la Araya per quanto riguarda il cinema, e segnatamente quello italiano e di genere. Il merito va dunque a Scattini, il quale la nota nel primo periodo di permanenza della Araya in Italia (quando ancora la donna non aveva alcuna idea di darsi al cinema); pare quasi un po' la storia del film, ovvero quella di un pubblicitario italiano che durante un soggiorno in Egitto, per lavoro, nota la bellissima Zeudi, se ne innamora e decide di sposarla, portandola con sé a Ferrara.

Il film naturalmente poi va per conto suo e racconta da vicino la difficilissima integrazione della donna nella provincia estense, asserragliata dalla curiosità e dall'invidia dei tanti piccolo-borghesi che popolano l'entourage del marito (Luc Merenda), a partire dalla madre (Caterina Boratto) e dal parente monsignore (Guido Alberti) inorriditi dall'eventualità che l'unione dei due possa portare un figlio mulatto. Davvero raggelante il clima di accoglienza riservato alla donna africana, agognata dai maschi e oggetto della gelosia delle donne, ma in entrambi i casi sempre e comunque bersaglio di snobismo, paternalismo, laddove non si tratti di razzismo conclamato. Maryam (la Araya) è poco più che un giocattolo, un trastullo per la vita grigia, noiosa e ripetitiva della società ferrarese, una specie di preda tra le zampe di predatori indolenti e totalmente privi di scrupoli.

- SPOILER: Quel che è grave è che lo stesso marito in fin dei conti non sia poi granché diverso dagli amici e dai conoscenti di cui si circonda; il suo è un passato di donnaiolo infedele e al primo ostacolo che si frappone tra la coppia non esita un attimo a ripudiare la mogie e gettarsi tra le braccia di una qualsiasi, una moglie adultera che smania di assicurarsi il trofeo, ovvero farsi preferire dall'uomo nonostante la bellezza esotica, e sulla carta "imbattibile", della moglie. La superficialità del personaggio di Merenda è angosciante, così come lo è la crudeltà di tutto quel microcosmo periferico e collaterale ad un'Italia che si sta buttando mani e piedi nei gelidi anni di piombo.

Il film inizialmente alterna numerosi flashback tra passato e presente; sempre di grande effetto le location, sia quando si tratta di Abu Simbel, sia quando veniamo "impaludati" in una Ferrara invernale umida e spenta, ma comunque estremamente suggestiva. Inutile evidenziare come le stesse location sottolineino simbolicamente personaggi, provenienze, rispettive nature e stati d'animo. Ottima prova di tutto il cast, pieno di figure ambigue (vedi il ginecologo Giacomo Rossi Stuart, il povero Franco Ressel, omosessuale, goffamente impegnato a sedurre la Araya, nonché la parata di streghe perverse, come Martine Brochard o Lucretia Love), e non è un caso che l'unico personaggio positivo del film sia proprio un pittore naive, ovvero l'innocenza e la semplicità come unico rifugio possibile (quelle stesse innocenza e semplicità che appartengono a Maryam ed al "terzo" Mondo dal quale ella proviene, ancora incontaminato, moralmente parlando). Scattini indugia un po' troppo su dei primi piani strettissimi della Araya, che piazza un po' ovunque; l'idea è quella di una serie di "fegatelli" girati per riempire dove necessario, dato che il primo piano è talmente stretto da essere spendibile in qualsiasi momento del film, anche se spesso la sensazione è che non sia riferito esattamente a quella scena. Scattini parlò di una progressione della recitazione della Araya, ancora acerba e "primitiva" ai tempi de La Ragazza Dalla Pelle Di Luna e poi finalmente matura due anni dopo, quando girarono Il Corpo.

Molto belle le musiche di Piero Umiliani, con qualche perla come la canzone cantata dalla stessa Araya, "Oltre L'Acqua Del Fiume", degli inevitabili rimandi di tipo etno-tribale e la canzone della Vanoni "Ritornerai". Un plauso al dvd Cinekult, che integra parti solitamente cut del film trasmesso televisivamente (naturalmente si tratta dei momenti erotici del film). Il titolo è chiaramente allegorico, la ragazza del fuoristrada (inteso proprio come un nuovo modello di dune buggy che sta per essere lanciato sul mercato) manderà "fuoristrada" tutti, a cominciare dal marito, per poi proseguire con il circo delle ipocrisie nel quale egli vive immerso, una presenza troppo oltranzista e di avanguardia per una provincia assolutamente  impreparata ad aprirsi verso un mondo nuovo. Chissà perché questo tipo di pellicole, viste anche a decenni di distanza, e con tutte le sfumature del caso, continuano a sembrare sempre drammaticamente attuali.

Trailer ufficiale

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