Isole

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Fin dal titolo Isole promette un infinito senso di solitudine, incomunicabilità, armature emotive più coriacee di quelle di metallo, tristezza, dolore, amarezza. Tutti buoni motivi per vedere un film no? Eh, come no.... Quarto film dell'indipendente Stefano Chiantini, che si affida al tris di attori composto da Giorgio Colangeli, Ivan Franek, Asia Argento (più una importantissima colonna sonora a firma Piernicola Di Muro). Abbiamo la costa pugliese che affaccia sull'Albania, abbiamo Ivan (Franek) un muratore che da quella terra proviene, e che in Italia cerca un qualsiasi salario dignitoso ed onesto, abbiamo Don Enzo (Colangeli) vecchio parroco malato, tutore di Martina (Argento), una muta che gli è stata data in affidamento. Don Enzo è un vecchio burbero e scontroso, in rotta perenne con la sorella Vilma (Anna Ferruzzo) per il trattamento riservato alla figlioccia. Sotto covano contese di eredità, ma per Enzo nei confronti di Martina c'è solo un amore sconfinato ed un senso di protezione assoluto. Accade che Ivan finisca a fare il "badante" di Enzo, ma è senza documenti, un clandestino (maltrattato e rifiutato dall'arroganza degli italiani). Un appiglio insperato per Vilma per ricomporre una "giusta" gerarchia famigliare...

Particolarità del film è la rarità dei dialoghi; ce ne sono pochi e sempre brevi. Immagini, musica e gestualità degli attori fanno più che le parole. L'umanità ritratta è disastrata, sfinita, "isolata", parlare serve a poco, il dolore è fisico e traspare sui volti. Nel caso di Martina invece è tutto interiore, tanto che la ragazza ha scelto di non parlare più. In paese la chiamano "la pazza", anche perché si comporta un po' come tale. Vive tutto il giorno in mezzo alle api alle quali fa produrre il miele. L'arrivo dello straniero cambierà gli equilibri, aprendo un raggio di luce nel cuore sanguinante di Martina. Approcci fatti di silenzi, gesti solidali, curiosità, goffi tentativi di aiuto reciproco, aperture sempre incerte verso l'altro/a. Apprezzabile la chiusura del film, che non sbrodola nel patetico e nella retorica ma anzi, in modo tutto sommato sobrio ed asciutto, mostra semplicemente che anche di fronte all'ennesima sportellata sul muso che la vita riserva a Martina, oramai è in atto un'inversione di tendenza, la ragazza è rinata, qualcosa si è riacceso ed il futuro probabilmente sarà diverso. Questo è accaduto senza gesti eclatanti, senza grandi epopee da romanzo ottocentesco, ma con piccoli gesti, quasi impercettibili, ma molto intensi ed umani.

- SPOILER: commovente il momento in cui Martina fa entrare Ivan nel suo mondo, conducendolo nel proprio dolore, alla sua origine. La foto di una madre e di una bambina. La madre era Martina, la bambina è quella che non c'è più. La ferita più grande che un essere umano possa provare, intollerabile, distruttiva. La scoperta avviene nel consueto silenzio che circonda Martina e, mentre le lacrime le rigano il volto, la sua mano stringe con forza disperata quella di Ivan, suo confessore. Meno d'effetto invece il momento in cui Martina finalmente dà fiato alle sue corde vocali, dicendo ad Ivan - costretto a rimpatriare in Albania a causa della denuncia sporta da Vilma ai Carabinieri - "mi abbandoni così?". Subito dopo vediamo Martina che sussurra qualcosa alle orecchie di Ivan, i due ridono complici e lo spettatore pare escluso da questo momento di intimità. Tuttavia è piuttosto ovvio cosa i due si sono detti; Martina decide di seguire l'invito di Ivan a immergersi nell'acqua (elemento di cui ha il terrore, forse perché a suo tempo ha avuto un ruolo nella perdita della figlia), poiché, come sostiene Ivan, nell'acqua si possono rivedere i volti delle persone care. Martina corre agli scogli ed entra in acqua, immerge la sua testa sotto e ne riemerge spaventata e gioiosa al contempo. Titoli di coda. Nessun lieto fine, ma il finale è comunque lieto.

Ottima la prova di Colangeli, il suo personaggio non concede niente per tutto il film ma, al momento di salutare Ivan, abbozza quasi un pianto. Eccellente la prova di Asia, che indubbiamente ha il physique du role per i personaggi problematici. Non è facile non avere battute in sceneggiatura e dover reggere la parte più emotiva del film, ma Asia ci riesce bene, anzi ottimamente (interpretazione che le è valsa il Globo d'Oro nel 2012). Fondamentale la musica, intimista, fatta di violoncello ed inserti elettronici, abile nel non fare né troppo né troppo poco. Bellissimi ovviamente gli scenari aspri e magnetici delle Tremiti, dove il film è stato girato (salvo l'inizio a Termoli).

Trailer ufficiale

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