Il Divorzio

Il Divorzio
Il Divorzio

La legge Fortuna-Baslini approda in Parlamento nel novembre del 69, l'anno dopo sancirà ufficialmente il divorzio in Italia. Nel '74 il referendum abrogativo sul divorzio confermerà la volontà degli italiani di tenere in vigore la legge, a dispetto di democristiani e conservatori del Belpaese. Romolo Guerrieri nel 1970 firma Il Divorzio, pellicola che ben fotografa il riverbero di quella istanza sulla società italiana. Oggi il clima culturale di allora e l'atteggiamento verso quella "novità" possono sembrare datati, quasi preistorici, rischiando di riversare sul film lo stesso sentore di "vecchieria", tuttavia rimane un documento interessante (e divertente), uno spaccato d'Italia che ci ricorda come eravamo e, di contro, come sarebbe potuta andare a finire se le pieghe della Storia avessero preso una direzione diversa.

L'ingegner Leonardo Nenci (Vittorio Gassman) è in piena crisi matrimoniale, dopo l'ennesimo litigio lascia il talamo coniugale, anche perché la moglie Elena (Anna Moffo) intende formalizzare la separazione. Nenci decide di fare di necessità virtù e trasformare questo passaggio traumatico della sua vita in una serie di nuove opportunità da cogliere tanto lavorativamente quanto sentimentalmente. "L'uomo è nato per essere solo" - ama ripetersi, dunque mette in fila una serie di storielle con donne e donnine nel tentativo di rivitalizzare con spirito dionisiaco i suoi 40 anni. Dapprima allaccia i rapporti con Daniela (Helena Ronnée), giovane ragazza sempre circondata da amici politicizzati, contestatori ed alternativi. Più il rapporto procede, più Cenci si sente a disagio per il gap generazionale, che raggiunge il culmine quando fa la conoscenza del padre di Daniela. Passa quindi a frequentare Flavia (Anita Ekberg), un'architetta molto moderna nei costumi, sposata e separata dal marito, ci convive pur frequentando abitualmente altri uomini. Nenci è costretto a giacere con lei mentre il marito è nella stanza accanto; Flavia mostra ben presto di avere esigenze molto trasgressive, di tipo scambistico ed omosessuale. Parallelamente l'ingegnere coltiva il complicato rapporto col figlio Fabrizio, che cerca come può di fare i conti con la nuova vita libertina del genitore. L'ultimo flirt di Nenci ha luogo con due straniere (tra queste pure una semi esordiente Nadia Cassini). Nottetempo le scarrozza in giro per tutta Roma, nel disperato tentativo di trovare un partner con cui fare coppia per spartirsi le ragazze; infine, esausto ed ubriaco, finisce con l'azzuffarsi con un passante che accalappia a caso tra la gente. - SPOILER: il mattino dopo Nenci torna a casa, convintosi a recuperare il rapporto con la moglie, ma Elena nel frattempo ha instaurato una nuova relazione e parte per un surrogato di viaggio di nozze, mai consumato con Nenci. Mentre l'ingegnere si allontana, nelle edicole tutte le copertine dei quotidiani riportano il titolo a lettere cubitali: "Divorzio!".

L'abilità di Guerrieri è quella di mantenere un doppio registro satirico e malinconico. Se da una parte infatti le peripezie da Casanova imbranato di Gassman fanno sorridere, dall'altra appare evidente la sua inadeguatezza ai propositi che intende perseguire. Nenci è un uomo d'altri tempi, non può legare con una gioventù che non comprende, né con una donna aggressiva e sessualmente troppo appetente; Nenci inoltre è un fanfarone, un inconcludente, pensa di svoltare "alla grande" in ambito professionale (costruisce autostrade, qualcosa che avverte come una gabbia limitante nei confronti delle sue velleità di arredatore urbano), recluta un giovane ingegnere (Nino Castelnuovo) col quale intende fare squadra, lo illude con progetti mirabolanti, ma poi non quaglia, è un parolaio, e viene abbandonato a se stesso tanto dal collega quanto dalle sue conquiste amorose. In questo senso, rileva giustamente Mereghetti, Il Divorzio segna un cambiamento epocale nella commedia italiana, non c'è più il finale assolutorio, non finisce a tarallucci e vino, la simpatia che si prova per il personaggio non lo salva in extremis, non lo riabilita agli occhi dello spettatore, Nenci è un quaquaraquà, e lo rimane fino all'ultimo, solo e cornuto. Da segnalare l'apporto di molti caratteristi, tra cui Mario Brega (il giornalaio), Clara Colosimo (la domestica), Umberto D'Orsi (lo spassosissimo medico), Riccardo Garrone (marito della migliore amica di Elena, cornificato proprio da Nenci), Francesco Mulè (il fratacchione sull'altalena), Ennio Antonelli (il motociclista investito, autentico tormentone del film). Tibertio Murgia fa una brevissima comparsata (è il tizio che aspetta di telefonare e che poi cade sul gelato), Alessandro Momo (lo sfortunato interprete di Malizia) è Fabrizio, il figlio dell'ingegnere. Musiche di Fred Buongusto.

I momenti di Gassman con Momo sono abbastanza coraggiosi per essere un film di oltre 40 anni fa; in una scena Gassman dà la propria sigaretta a Momo, mettendogliela letteralmente in bocca (oggi sarebbe impensabile concepire una cosa del genere con un minore). Il discorso della Moffo quando Gassman tenta di convincerla a recuperare il rapporto ha un taglio abbastanza femminista, insiste sul fatto che a molte donne farebbe bene riconsiderare il rapporto con il proprio marito (inteso nei termini di un allontanamento), e dipinge il maschio italiano come un essere ottuso, egoista e arretrato culturalmente. La parte finale del film ha in generale un taglio molto amaro; in particolare la zuffa di Gassman col passante ed il suo tentativo di arruolare chiunque, estranei compresi, pur di trovare un compagno per una delle due straniere con le quali trascorrere la notte (iniziata con una serie di balli faticosissimi nei locali) dà l'idea dello squallore nel quale è caduto il personaggio, oramai privo di baricentro ed orizzonti di lungo periodo.

Galleria Fotografica