Hollywoodland

Hollywoodland
Hollywoodland

Il film di Allen Couler, regista televisivo di lunga esperienza (House Of Cards, Law And Order, Boardwald Empire, Sons Of Anarchy, Sex And The City, i Soprano, X Files, etc.) ma che esordisce al cinema proprio con Hollywoodland, racconta un mistero americano mai completamente risolto, la morte di George Reeves, celebre Superman catodico che andò in onda tra il 1952 ed il 1958. Pur con all'attivo alcuni ruoli secondari in film come Via Col Vento, Sansone E Dalila e Sangue E Arena, Reeves veniva (e sarà) prevalentemente ricordato dal pubblico americano per aver dato volto e corpo al supereroe con la esse sul petto, una visibilità che l'attore originario dell'Iowa visse in maniera duplice, anche perché quella stereotipizzazione lo limitò indubbiamente nella sua carriera di interprete hollywoodiano. Non è mai stato chiarito se il decesso sia avvenuto per suicidio o omicidio. Ufficialmente è stato archiviato come suicidio (per depressione) ma i dettagli della scena del crimine lasciano più di un dubbio. Hollywoodland si incarica di ripercorrere quei giorni e alla fine dà anche una sua versione dei fatti. Rispetto al cast iniziale il film in corso d'opera è stato interamente stravolto. I fratelli Mark e Michael Polish avrebbero dovuto dirigerlo, Benicio Del Toro sarebbe dovuto essere il protagonista e Diane Lane fu immediatamente il nome di spicco femminile. Quindi seguì una ridda infinita di candidati per il ruolo di Reeves (Joaquin Phoenix, Kyle MacLachlan, Hugh Jackman, Colin Firth, Mark Ruffalo), per poi approdare al cambio di regia, affidata a Couler. A quel punto per Reeves vennero proposti anche Dennis Quaid e Viggo Mortensen, ma poi la spuntò Ben Affleck, felicissimo di potersi dedicare a quel ruolo in quanto incarnava perfettamente ciò che l'attore andava cercando. Sempre più infastidito da paparazzi, interviste e aspetti glamour della celebrità, Affleck vi leggeva in controluce la nausea dell'antidivo che viene progressivamente fiaccato e financo magari "ucciso" dal sistema, qualcuno che per essere stato "incastrato" in un certo personaggio assiste alla vanificazione di tutte le proprie ambizioni per colpa della miopia dei produttori, un po' come Affleck che stava rischiando di diventare l'ennesimo divo da botteghino di plastica.

Evidentemente annusando l'odore di bruciato, la Warner Bros, detentrice dei diritti delle Avventure di Superman si rifiuta di concedere alla cordata Focus Features/Miramax il permesso per usare lo storico materiale originale della serie, compresa anche solo la frase Truth, Justice, and the American Way, che era il motto di Superman, e che sarebbe dovuto essere il titolo del film. Detto tutto ciò e scritturato Adrien Brody nel ruolo dell'investigatore privato (Louis Simo) che si occupa del caso, il film prende forma e viene girato e distribuito nelle sale nell'estate del 2006. Dopo ben 127 minuti di visione, l'impressione che ne ho ricavato è che il materiale trattato fosse infinitamente più interessante di come Hollywoodland lo abbia trattato. Tradotto, si poteva fare di più e meglio. Inspiegabilmente la pellicola ha un'indolenza di fondo che la fa procedere quasi per inerzia, tra le facce mosce di un Brody particolarmente debosciato, una patina "anticata" della fotografia che anestetizza un po' tutto, ed una rivisitazione scolastica degli eventi occorsi sul finire di quei '50. Alla vicenda di Reeves viene sovrapposta quella più personale di Broody/Simo; le due biografie sul finale vengono fatte coincidere e gli eventi dell'una sembrano fungere da catarsi per l'altra, anche qui in modo fin troppo funzionale e incanalato. Intendiamoci, Hollywoodland è un film ben girato, assolutamente dignitoso e professionale, certamente migliore di molti prodotti italiani ad esempio, tuttavia manca di personalità, di profondità, di vitalità, un po' come se il regista non avesse saputo lasciare la propria firma (cosa possibilissima, visto il curriculum di Couler), né attori affatto sprovveduti come Diane Lane, Brody o Affleck sembrano dare una mano con troppa convinzione per uscire dall'impasse. Carina l'idea di sovrapporre i piani temporali del racconto, anzi fondamentalmente di appaiarli, anche con qualche "avanti e indietro" a creare un po' di ritmo dinamico, ma la trovata, ancorché apprezzabile, non si rivela sufficiente; così come neppure basta la presenza "metafisica" del detective Simo a casa Reeves la notte dei fatti di cronaca nera. Rappresentazione onirica che poi però, di fatto, si tradurrà nella ricostruzione della scena del crimine (in modo del tutto soggettivo ed astratto) secondo Simo. Hollywoodland è un'occasione sprecata insomma, per un racconto noir, drammatico e un po' dolente che pare sempre sul punto di cambiare marcia ed invece rimane disinnescato, inevaso. Piacevole per una serata televisiva.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica