Gattaca – La Porta Dell’Universo

Gattaca – La Porta Dell’Universo
Gattaca – La Porta Dell’Universo

Andrew Niccol non è uno che ha diretto decine e decine di film in carriera, Gattaca fu il suo sorprendente esordio, al quale seguì S1m0ne, pellicola piuttosto distante per atmosfere (anche se di fondo alcune tematiche come la distopia, la disumanizzazione e l'alienazione potrebbero accomunare i due titoli). Gattaca, come detto, fu sorprendente poiché, comunque la si pensi sul film, ha indubbiamente una sua originalità e potenza. Al botteghino fu sostanzialmente un flop, poco compreso dal pubblico e anche da qualche critico; di contro, esiste uno zoccolo duro di fans che lo considera un capolavoro senza se e senza ma. Soggetto e sceneggiatura sono dello stesso Niccol, il che rende abbastanza titanica questa sua opera. Concettualmente il film abbraccia tematiche molto profonde e angoscianti, siamo in un futuro non lontanissimo, dominato dai viaggi spaziali, ma con un'estetica retrò da primi Sixties, ed un sapore steampunk. Molto metallo, linee squadrate, oggettistica, arredi e design decisamente retro-futuristico. Lo stesso dicasi per le uniformi e le acconciature tanto di Uma Thurman quanto degli degli attori maschili. La cura dei dettagli è maniacale, a cominciare dai titoli di testa; il cast viene introdotto dalle lettere che formano la parola Gattaca (quindi G, A, T e C) che si illuminano in grassetto anticipando il resto delle lettere che compongono il nome dell'attore. Lo stesso accade in chiusura. Il titolo Gattaca deriva dalle quattro basi azotate che compongono il DNA, adenina, citosina, timina e guanina. Gattaca è il nome dell'azienda spaziale dove tutto accade, il centro nevralgico della storia.

I nomi dei personaggi sono tutti allegorici. Vincent Freeman (Ethan Hawke) nasce per essere un "vincente" (in aperta antitesi con la realtà dei fatti) ed un "uomo libero", poiché si sottrarrà al giogo del proprio destino avverso; Irene Cassini (Uma Thurman) deriva il suo cognome naturalmente da Giovanni Domenico Cassini, l'astronomo che scoprì gli anelli di Saturno (pianeta molto importante nel film); Jerome Eugene Morrow (Jude Law) vede in "genoma" l'assonanza con Gerome, in Eugene il significato letterale di "essere nato bene", ovvero avere buoni geni (eu-geni) ed in Morrow la forma contratta di "tomorrow, quindi la proiezione sul domani, il futuro. Una sorta di rompicapo da raffinati enigmisti, come è un po' tutto il film, che gioca continuamente su questa duplice chiave di lettura, passato e presente, perfetto e imperfetto, realtà e finzione. Dove inizi l'uno e dove finisca l'altro è la zona di ambiguità, un confine liminare di interscambio dove tutto si mescola e si confonde. Gattaca è un film ambizioso ed in parte certamente riuscito. Personalmente ho trovato degli aspetti che mi hanno convinto meno. C'è una certa freddezza che aleggia lungo tutti i 107 minuti, che neppure la bellezza e la femminilità della Thurman riescono a dissipare. Si parla continuamente di spazio, di viaggi verso altri pianeti e satelliti, Gattaca è fondamentalmente un film di fantascienza (anche se molto metafisico e filosofico), tuttavia di fantascienza concreta, palpabile praticamente non c'è niente. E' tutto sottinteso (in modo molto rigoroso e formale) e, persino nel finale, quando finalmente parremmo essere al dunque, i titoli di coda chiudono ogni velleità "visiva". Questo, per quanto renda l'operazione molto cerebrale e "intellettuale" comunque sortisce un effetto straniante, poiché pare mancare la ragione sociale delle atmosfere che abbiamo respirato per tutto il film.

Infine ci sono un paio di momenti nei quali qualcosa non torna. - SPOILER: per due volte Ethan Hawke, cardiopatico, batte a nuoto il fratello ariano, Loren Dean. Passi la prima, da ragazzini, uno sforzo titanico della serie "una volta nella vita", ma quando si sfidano nuovamente da adulti è inspiegabile che Hawke vinca e lo faccia talmente in scioltezza da tornare pure indietro, salvare dall'annegamento per la seconda volta consecutiva il fratello, e riportarlo sano e salvo a riva. Ricordo che poco prima, per aver corso cinque minuti di troppo sul tapis roulant, manca poco ci lascia la pelle nello spogliatoio. Mi è parso poco credibile, sia che lui desse queste due grandi prove agonistiche, sia che il fratello, prodotto della genetica più raffinata, fallisca così miseramente. Non mi torna granché neppure che sia stato il mega direttore (Gore Vidal) a commettere l'omicidio, visto che pure lui è della genìa ariana (col detective fa riferimento anche al suo curriculum, invitandolo a verificare che non c'è traccia di un'unghia di violenza in esso) e dunque l'aver commesso un omicidio per vanagloria, bramosia, o chiamatela come volete, smentirebbe del tutto le teorie genetiste che reggono il film; ma forse qui ci sta anche, nel senso che si vuole proprio dimostrare che l'umanità vince sempre e comunque su qualsiasi follia distopico-genetista.

Al di là di queste mie perplessità, Gattaca rimane un film affatto banale, con una sua cifra estetizzante piuttosto personale, in grado per altro di far riflettere sul futuro dell'umanità, inteso come razza di mammiferi ma anche come sentimento che alberga nelle persone. Il genetismo, il predeterminismo, la contrapposizione (o l'alleanza) tra volontà e potenza sono l'humus nel quale questa storia germoglia, si arrovella e pone le sue domande allo spettatore, destinate fatalmente a rimanere inevase. Agghiacciante il dialogo tra il medico genetista ed i genitori di Vincent nel film, al momento di decidere che caratteristiche sociali e morali (oltre che fisiche) dovrà avere suo fratello, Anthony. La sede di Gattaca è il Marin County Civic Center a San Rafael (California), costruito nel 1957, già usato da George Lucas in L'Uomo Che Fuggì Dal Futuro (1971). Ci sono dei riferimenti affatto vaghi a Agente Lemmy Caution: Missione Alphavile (1965) di Jean-Luc Godard, sia in termini estetici che semantici. La colonna sonora è di Michael Nyman (quello di Lezioni Di Piano), Danny DeVito è co-produttore.

Trailer ufficiale

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