Una Farfalla Con Le Ali Insanguinate

Una Farfalla Con Le Ali Insanguinate
Una Farfalla Con Le Ali Insanguinate

Solo leggendo il titolo già sappiamo di che anni stiamo parlando, giusto? Di uccelli piumati di cristallo e gatti a nove code se ne erano già visti, stava per arrivare una pioggia di animali nelle pose e fogge più strane e bizzarre. Nel '71 ci fu Una Farfalla Con Le Ali Insanguinate, ovvero il secondo thriller di Duccio Tessari dopo La Morte Risale A Ieri Sera (aka I Milanesi Ammazzano Al Sabato), un regista solitamente propenso al western all'italiana. Nonostante il titolo, in debito con Dario Argento, il film di Tessari non ha poi molto a che spartire con la new wave argentiana del thriller; Tessari conserva una sua cifra stilistica personale e avulsa dai topoi inaugurati da Argento, la sua pellicola non è nevrotica e ansiogena, ha un taglio più classico, riflessivo, fa ampio uso di flashback ed ellissi nella narrazione, ha un plot abbastanza ingarbugliato, per quanto le musiche di Gianni Ferrio (insieme a Ciaikovskij e Beethoven) siano molto belle non vengono elette a co-protagoniste della vicenda assieme agli attori in carne ed ossa, l'assassino non è iconico, gli omicidi non sono stilizzati né particolarmente efferato (addirittura abbiamo ancora le sparatorie che ammazzano la vittima senza produrre sangue sul corpo).

Tutto ha inizio con l'omicidio di una bella francescina, Françoise Pigaut (Carole André), accoltellata in un parco. Tutta la dinamica dell'omicidio viene brillantemente ricostruita dall'intuitivo commissario Berardi (Silvano Tranquilli) il quale, grazie ad una testimonianza preziosa, incastra il cronista televisivo Alessandro Marchi, mandandolo a processo e facendolo condannare all'ergastolo. Mentre la moglie di Marchi (Evelyn Stewart), col marito in carcere, se la intende con il suo avvocato (Giulio Cordaro), e la figlia (Wendy D'Olive) - sulla quale pure ha puntato gli occhi l'avvocato - ha una storia con Giorgio Villarosa Venosta (Helmut Berger), nobilotto di famiglia ricca piuttosto disturbato a livello emotivo, a sorpresa gli omicidi riprendono. Altri due, con le stesse identiche modalità del primo, stavolta si tratta di una bambinaia e di una prostituta. - SPOILER: Una telefonata al Commissariato si addossa gli assassini e una nuova testimonianza (un'amante di Marchi rientrata nel frattempo dall'estero) scagiona il cronista dandogli un alibi di ferro. Tornato a casa, Marchi sembra riprendere la sua vita coniugale (pur tra mille segreti reciproci), quando una telefonata lo convoca ad un appuntamento. Qui trova il Villarosa Venosta che, nel confessare gli ultimi due omicidi, lo accusa del primo. La Pigaut era la fidanzata di Villarosa Venosta, il quale arriva a uccidere due donne innocenti al solo scopo di scagionare Marchi, farlo uscire di galera, fargli confessare il delitto (passionale) e poterlo uccidere con le proprie mani. Il confronto però sarà mortale per entrambi.

La prima cosa bella di Una Farfalla Con Le Ali Insanguinate è che il più pulito ha la rogna. Tranne le giovani Françoise Pigaut e Sarah Marchi, tutti gli altri personaggi della vicenda sono degli ipocriti con qualche scheletro nell'armadio, persone che conducono una vita infliggendo dolore ad altri o, nella migliore delle ipotesi, mentendo sistematicamente. Notare che non si esce dal perimetro di una medio-alta borghesia piuttosto benestante. Il commissario Berardi è avulso dal teatro degli orrori, caratterizzato però da quell'ossessivo tormentone del caffè; chiede continuamente al suo secondo un caffè, e questi non lo accontenta mai (ora è troppo caldo, ora freddo, ora dolce, ora amaro...pare la gag di Banfi in Vieni Avanti Cretino, manca giusto il caffè con humor e utopia). Tessari all'inizio confonde lo spettatore, i piani temporali si sovrappongono, i personaggi vengono snocciolati a catena di montaggio (tant'è che, in maniera insolita, dopo i titoli di testa, ogni attore del film viene presentato con la didascalia del suo personaggio nel film). Non è semplicissimo trovare il bandolo della matassa, non tanto al fine di decriptare l'assassino, quanto per seguire le evoluzioni narrative della sceneggiatura. Pure lo svelamento dell'intrigo è interessante, poiché a Tessari spinge per nascondere l'identità del killer, quanto semmai le sue reali motivazioni, cosicché il vero colpo di scena sta lì. E poi c'è il "duello" finale, che da un cultore del western era sacrosanto aspettarsi. Consueta interpretazione ossessiva di Helmut Berger, Tessari invece riserva per sé un piccolo cameo (il testimone oculare della fuga dell'assassino nel parco). Accuratissime le ricostruzioni della scena del crimine.

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