Elle

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Elle è in tutto e per tutto un film ascrivibile a Paul Verhoeven, una storia (e un modo di raccontarla) che non può lasciare indifferenti; ci si può arrabbiare, compiacere, meravigliare, ma difficilmente si rimarrà impassibili, refrattari ai fotogrammi che ci scorreranno davanti agli occhi per 130 minuti. Un film "minaccioso" se inteso in tal senso perché ti adesca e ti mastica, e non è dato sapere come ne uscirai fuori, dopo. Isabelle Huppert è Michèle Leblanc, figlia di un pluriomicida che sta scontando l'ergastolo in carcere da 30 anni. La donna è al vertice di una casa produttrice di videogiochi e un giorno viene aggredita e stuprata in casa propria. Anziché denunciare l'accaduto alla Polizia decide di indagare autonomamente sull'identità del possibile aggressore, che nel frattempo continua a starle addosso, lasciarle messaggi e dimostrarle che conosce ogni sua abitudine. L'universo che le ruota attorno è altrettanto disturbante; suo figlio le è ostile ed è totalmente succube di una fidanzata che lo domina psicologicamente con spietatezza e cattiveria (fino a mettere al mondo il figlio di un altro padre); il suo ex marito è un uomo debole, che la picchiava, passato attraverso mille flirt esclusivamente sessuali ed ora approdato ad una ragazza molto giovane con la quale non ha niente in comune; il compagno della sua migliore amica (e collega) la ossessiona per incontri sessuali ai quali lei cede senza un reale coinvolgimento, quasi per noia; in ufficio è detestata dalla stragrande maggioranza dei dipendenti per i suoi metodi severi e autoritari; sua madre è una ricca debosciata piena di botox e prossima a sposarsi con un toyboy opportunista ed altrettanto volgare. Infine ci sono i suoi vicini di casa, una coppia formata da una moglie bella ed estremamente religiosa, ed un marito aitante e tenebroso.

Sin dall'inizio appare chiaro come Michèle sia un essere umano complesso, contorto, pieno di zona oscure e precipizi sui quali è sempre in bilico, sul punto di precipitare (il suo ex marito la definisce la donna più pericolosa che lui abbia conosciuto). La sua storia sarebbe interessante anche senza lo stupro. C'è talmente tanta materia ed antimateria nel libro della sua vita che basta ad interessare uno spettatore. La sua fanciullezza è stata segnata dalle imprese di un padre mostro e dal trattamento che la stampa e la gente le hanno riservato da allora (e ancora oggi, si veda l'episodio al bar quando una cliente la riconosce). Michèle si è costruita la sua armatura, soffocando istinti o - di contro - liberandoli incondizionatamente, non curandosi né della vergogna (un sentimento non così forte da reprimerli, lo dice lei stessa), né del giudizio altrui. Sa di compiere gesti ignobili ma, al di là dell'autoconsapevolezza, non fa il minimo passo per cambiare direzione. Prendere o lasciare, chiavi in mano. In questo contesto si inserisce il destino, con le sembianze di uno stupratore col passamontagna. Michèle riuscirà a scoprire l'identità dell'uomo e da quel momento instaurerà un rapporto torbido e morboso con lui. C'è molta ambiguità nella chimica tra i due, Michèle non lo rifiuta, cerca di servirsi della sua violenza per soddisfare i propri demoni. Questa relazione ha scatenato delle reazioni negative nei confronti del film, definito "misogino" (come spessissimo accade a Verhoeven). Le fantasie erotiche di Michèle confinano con il desiderio e l'accettazione dell'abuso sessuale; se per un verso è vero che lei cerca di domare quell'uomo, dall'altro è altrettanto vero che quando lui cerca per l'ennesima volta di possederla a suon di schiaffoni e strattoni, lei prova un orgasmo che mancava nella sua vita da un tempo insondabile. Qualcuno si è molto arrabbiato per l'entusiastica accoglienza riservata a Elle, ritenendolo un film "malato" anziché un capolavoro. Si avverte una sottotraccia disturbante che, se non giustifica lo stupro, lo edulcora contenendolo in una cornice di sadomasochismo che permea il personaggio di Michèle, come se la violenza e la sopraffazione fossero una scintilla necessaria ad accendere la donna a mettere in moto la sua sessualità, dunque qualcosa che in fondo porta con sé una dote positiva e persino utile. Non credo che il punto di vista di Verhoeven fosse così estremo, tuttavia è difficile negare di aver annusato qualcosa del genere nell'aria viziata degli appartamenti upperclass di Elle. Verhoeven cerca la provocazione ma poi si rimane appesi e interdetti sul reale significato da dare al film, ammesso che occorra necessariamente assegnargliene uno.

Gli spunti della pellicola sono talmente tanti che ci si potrebbe scrivere un libro sopra. La penombra è diffusa ovunque ed il passaggio dalla luce all'oscurità e viceversa è senza soluzione di continuità. Quel che è certo è che i personaggi maschili di Elle sono uno peggiore dell'altro; fatta eccezione per lo stupratore (forte fisicamente ma evidentemente devastato psicologicamente), tutti gli altri sono delle mammolette declinate a vario titolo. Figure deboli, insicure, infantili, piagnose, sovrastate titanicamente sia da Michèle che da qualsiasi altra donna in scena. La Huppert si cimenta in un ruolo ardito e coraggioso che, a detta di Verhoeven, è stato rifiutato da altre attrici, il che lo ha portato a riflettere su quanto ci si lamenti della mancanza di ruoli interessanti per attrici (magari non più giovanissime) e di come poi, all'atto pratico, non ci sia sufficiente coraggio per abbracciarne uno quando si presenta l'occasione. In questo la Huppert si è messa totalmente in gioco, offrendo una performance davvero lodevole (che infatti ha raccolto premi ed applausi). L'equivoco di trovarsi di fronte all'ennesimo thriller erotico del regista olandese è pesato su Elle, poiché il film non lo è affatto, avendo sostanzialmente i toni del dramma ma a tinte morbosissime (e psicanalitiche), tuttavia chi cercava una adrenalinica componente thriller o una eccitante coloritura erotica è rimasto comprensibilmente deluso, quelle non erano le intenzioni di Verhoeven, che ha inteso Elle come una sfida innanzitutto a se stesso ed ai suoi confini di filmmaker. Al dunque, un'opera che merita di essere vista, quale che sia l'opinione che maturerete al riguardo una volta scorsi i titoli di coda; cinema di altissimo livello, controverso e generoso. E scusate se è poco.

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