Dopo La Guerra

Dopo La Guerra
Dopo La Guerra

Esordio alla regia sulla lunga distanza per Annarita Zambrano, già autrice di corti e documentari. Esordio non facile per la tematica scelta, complicata di per sé e sempre attuale; certo la Zambrano nel 2017 non poteva immaginare che Cesare Battisti nel gennaio del 2019 sarebbe stato catturato ed estradato finalmente in Italia dopo una latitanza durata decenni. Il terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo è una delle parziali fonti di ispirazione del film, incentrato sulla figura "gemella" di Marco Lamberti (Giuseppe Battiston), estremista di sinistra che nella prima metà degli '80 dà vita ad un gruppo armato rivoluzionario e tra le altre cose uccide (forse materialmente) un magistrato reo di aver messo dentro dei "compagni di lotta". Lamberti fugge in Francia e beneficia fino al 2002 della comprensione di Mitterand, la cui politica si dimostra particolarmente benevolente nei confronti degli ex terroristi che hanno abbandonato la via delle armi per riconvertirsi alla vita civile. E così è, Lamberti come altri si è fatto una famiglia (della quale ora rimane solo la figlia adolescente Viola, interpretata da Charlotte Cétaire) e parrebbe definitivamente integrato se il vento non cambiasse improvvisamente. L'estradizione dei terroristi torna in ballo, anche a seguito di un nuovo omicidio politico commesso in Italia, la cui firma porta il nome dello stesso gruppo armato fondato venti anni prima da Lamberti. Assieme alla figlia si dà alla fuga nelle campagne parigine, in attesa di espatriare in Nicaragua.

Parallelamente la Zambrano ci mostra la vita alla latitudine Italia, dove madre (Elisabetta Piccolomini), sorella (Barbara Bobulova) e cognato di Lamberti (Fabrizio Ferracane) ripiombano improvvisamente in un incubo che credevano sepolto. Teresa in qualche maniera è sempre rimasta solidale col figlio, accettando di non vederlo più ma sapendolo in cuor suo sempre vivo e libero; Anna prova sentimenti opposti, ritenendo che Marco abbia rovinato la vita di tutti e sia responsabile anche della morte del fratello, ucciso in "combattimento" dalla Polizia. Riccardo si gioca la promozione a procuratore della Repubblica di Bologna per colpa dell'ombra di Marco che incombe sulla sua famiglia. Esistenze incrinate, sofferenti e compromesse, senza alcuna colpa diretta se non quella di una parentela scomoda. La stessa condizione che sconta Viola, costretta a lasciare scuola, amicizie, una vita normale e ad inseguire i demoni del padre, un padre amato ma non scelto, mai pentito e forse immeritato.
- SPOILER: un capriccio di Viola decreterà una serie di eventi a catena che porteranno alla morte di Marco in un banale incidente. Casuale ma provvidenziale risoluzione del tutto, anche se il prezzo da pagare sarà emotivamente altissimo. Viola farà quindi ritorno (per la sua prima volta) in quell'Italia che per anni era stata la nemica numero uno del padre. Il film termina sull'incontro silenzioso con i pezzi di famiglia al di qua delle Alpi.

Dopo La Guerra ha un titolo programmatico, la condizione è quella di una guerra, un conflitto; così la vivevano i terroristi, così non la pensavano le povere vittime disarmate uccise davanti alla porta di casa, per strada o sul posto di lavoro, davanti ai colleghi, ai familiari, a passanti qualsiasi. Una strana guerra, sbilanciata e crudele, senza pietà. La pietà che Lamberti sembra non avere. La sceneggiatura si muove come camminasse sulle uova; a tratti è didascalica e molto prudente, altrove sembra minimamente comprensiva nei confronti del Lamberti, attraverso un frasario consegnato al personaggio che pare non dico giustificare, ma contestualizzare il perché ed il percome di certi accadimenti. Il vampirismo finanziario, la politica corrotta, la droga, tutti alibi che in qualche misura hanno portato la mente di brillanti intellettuali (tali sono ritenuti gli ex terroristi nel film) a intraprendere una strada estrema. Intendiamoci, in alcun modo Dopo La Guerra scusa il brigatismo, ma illustra e descrive il post terrorismo in modo asettico, cronachistico, un po' pietistico, comunque acritico, finendo con lo stemperarne la carica distruttiva e moralmente abietta. La Bobulova è rancorosa, ma lo è in modo esclusivamente personale (per altro insegna nella stessa scuola dove viene ucciso un professore e per questo viene allontanata), il marito deve rinunciare alla promozione (un motivo altrettanto personale), la madre è una strana creatura, muta e totalmente priva di spirito critico, ama i figli terroristi e basta, fossero anche il diavolo. In definitiva si rimane un po' incerti sul messaggio che arriva da Dopo La Guerra; apparentemente tutto rivolto ai microcosmi familiari e quotidiani; forse non ce n'è volutamente nessuno, ma anche questa è pur sempre una presa di posizione.

Registicamente il film è ben interpretato, il potenziale rischio fiction televisiva è abilmente risolto, la fotografia è elegante, altrettanto le interpretazioni attoriali, sulle quali svetta quella complessa e piena di sfumature della giovane Charlotte Cétaire, unico personaggio carico di vita ed intensità pulsante, ed infatti vero motore degli accadimenti. Alcuni vezzi "drammatici" appesantiscono la visione; in alcuni momenti si avverte l'intenzione insistita di dare pathos al film, anche semplicemente soffermandosi per qualche fotogramma di troppo su situazioni che potevano risolversi prima, con maggior sintesi. Il tono è sempre assai composto e sobrio, tuttavia molti silenzi prolungati, la parentesi dei gattini, le ripetute pedalate al vento della Cétaire,  hanno il sapore più di riempitivi emotivi che di reale materiale che porta sostanza al film. Presentato a Cannes nel 2017, sezione Un Certain Regard.

Trailer ufficiale

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