Delitto Carnale

Delitto Carnale
Delitto Carnale

Ultimo film di Cesare Canevari, regista particolare, con una carriera non strabordante per quantità e con qualche strano titolo nel curriculum - strano nel senso di interessante, peculiare - come Io, Emmanuelle, antesignano inconsapevole degli "spaghetti emmanuelle" (ma questo era molto più cerebrale e intellettuale), Matalo! (non il suo unico western), un'incursione nel nazi-erotico con L'Ultima Orgia Del Terzo Reich e qualche altro soggetto decisamente sui generis. Con Delitto Carnale nel 1982 chiude il suo percorso registico, secondo qualcuno neppure troppo onorevolmente. C'è chi lo ha definito un film svogliato e di certo non lo si può annoverare tra le pellicole riuscite, risolte. Non dico sia tutto da buttare ma ammetto di aver fatto una certa fatica a terminare la visione. La vicenda ruota attorno alla morte di uno zio, al cui capezzale accorrono le nipoti, con codazzo di amici, mariti, amanti. I preparativi per il funerale si trasformano in una sorta di resa dei conti familiare, con tanto di ammazzamenti e colpo di scena riguardante la biografia del caro estinto.

Lo zio era proprietario di un albergo sull'Adriatico (che poi è a Monopoli, in Puglia) e qui avviene il "party" funebre, una vera e propria serata in discoteca con orge ed amplessi a più non posso. Parenti ed invitati sono una branca di sepolcri imbiancati debosciati della medio-alta borghesia, annoiati, falliti, capricciosi e viziati. A nessuno pare interessare dello zio, a tutti invece interessa l'eredità. E quando due nipoti su tre vengono eliminate il cerchio comincia a stringersi, e gli altarini a rimanere scoperti. Canevari ci mette un'ora a descrivere il deboscio. La scena della discoteca dura un'enormità, sguardi che si incrociano, la musica incessante di sottofondo, chi si rotola di qua, chi si rotola di là, toccate di cosce, seni al vento, un tempo indefinito verso il quale non si comprende tanta attenzione. pare quasi che si miri a far minutaggio, non avendo molto altro da dire. I personaggi sono uno più sgradevole dell'altro, non ci sono buoni o cattivi, solo antipatici e più antipatici.

L'approccio dei maschi verso le femmine è da famiglia neanderthaliana, volano schiaffoni e mutande, strappate via come se non ci fosse un domani. Le signore - chi più chi meno, tutte emotivamente instabili - urlano, strepitano, si ribellano ma poi alla fine... Naturalmente non può mancare la parentesi saffica, per "impreziosire" il bouquet, affidata al duo Moana Pozzi/Sonia Otero (quest'ultima truccata come neanche un clown del circo). L'ultimo terzo di film si ravviva un po' e la parte migliore è certamente quando a ritroso rivediamo il compiersi degli omicidi ma con la presenza dell'assassino sul campo. Banalmente cambiano gli angoli di ripresa e la cosa si fa almeno più stuzzicante. Per il resto, i tempi terribilmente lenti e noiosi ammazzano il ritmo, le parentesi erotiche non lo sono poi granché, ai personaggi è praticamente impossibile affezionarsi perché sono piuttosto fastidiosi e indisponenti. La risoluzione del giallo non è sconvolgente ma neppure è la peggior cosa del film; magari un po' pretenzioso aver tirato in ballo addirittura il Macbeth di Shakespeare. Musiche già sentite in La Sorella Di Ursula. Ultima apparizione di Marc Porel che morirà l'anno dopo..

Trailer ufficiale

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