Delitto Al Blue Gay

Delitto Al Blue Gay
Delitto Al Blue Gay

Ultimo delitto ed ultimo caso seguito dall'ispettore Giraldi (undicesima pellicola della serie). Cecchi Gori non foraggia più e Corbucci e Milian devono affidarsi ai denari tedeschi, imbastendo una co-produzione che per necessità trasferirà parte della sceneggiatura anche a Berlino. La capitale tedesca era ancora divisa dal muro e, per dire, la Germania Ovest affibbiò alla pellicola il divieto ai minori di 12 anni. La critica non fu affatto benevolente nei confronti del film, e per una volta tutto sommato non si può darle torto, dato che Delitto Al Blue Gay è davvero l'episodio più stanco e scialbo di tutti. Peccato perché poteva nascerne qualcosa di assai più scoppiettante e rustico, vista la tematica e il consueto approccio trucido e genuino col quale Giraldi ci si approccia. Pare che Milian fosse piuttosto saturo del personaggio al quale si era legato per così tanti film, pare che (uso il pare perché a me Milian non ha telefonato per confermare, ma questo si legge in giro) si sentisse quasi bruciato dal ruolo e che volesse dedicarsi comprensibilmente ad altro. Tanto che dopo il Blue Gay lasciò l'Italia per tornare negli States. Milian ricordava invece con molta nostalgia e tenerezza il personaggio del Monnezza e quello di Giraldi, così come sfoderava una inconsueta riconoscenza verso il suo doppiatore storico, Amendola (autore anche del soggetto di questo film), che all'epoca mal digeriva (in quanto doppiatore, non in quanto Amendola).

Giraldi è in attesa della seconda genita mentre il commissario Trentini decide di affidargli un'indagine negli ambienti gay. Al locale Blue Gay è stato strangolato un certo Lino Sandulli (in arte Nadia), acerrimo nemico della primadonna dello show, Colomba Lamar (Vinicio all'anagrafe). Giraldi, in quanto "uomo che piace anche alle checche", viene infiltrato nella cerchia dei travestiti. La principale sospettata, Colomba, si rivela ben presto una falsa pista, le indagini presentano inaspettati risvolti internazionali. - SPOILER: Nadia era la figlia di uno "scienziato atomico" rapito da esponenti del KGB e ricattato proprio in merito alle tendenze sessuali del figlio. Giraldi individua in Kurt Linder, un regista dell'est di passaggio a Roma e spettatore del Blue Gay, una spia dei servizi segreti comunisti, lo raggiunge a Berlino e lo fa arrestare dalla Polizia locale, non senza rischiare la vita.

L'aspetto poliziesco ed investigativo è ridotto al lumicino e gli espedienti di svolta investigativa sono a tratti goffi e ridicoli, come il collegamento che Giraldi fa tra Linder ed il suo film "Lo Specchio", ricordandosi che Nadia è stata trovata cadavere con uno specchio in mano, simile a quello ritratto nei manifesti pubblicitari del film, ad intendere che prima di morire Nadia avesse arraffato lo specchio per far ricadere la colpa sul suo uccisore (congettura, estemporanea, casuale e allo stesso tempo cervellotica e tirata per i capelli). Il piatto forte del film dovrebbero essere le situazioni comiche, ovvero i parapiglia di Milian con Olimpia di Nardo, moglie oberata dal menage familiare, con la "regazzina" che piange sempre e i sospetti che il marito sia omosessuale (tanto da arrivare a chiedere il divorzio), e i siparietti di Milian con Bombolo. Venticello in questo episodio si presta infatti ad aiutare l'ispettore Giraldi, facendosi passare per sua moglie "en travesti", prendendo schiaffoni ed architettando marachelle (come quando rivoga lo "spezzatino alla gattara" a Giraldi, ovvero la scatoletta del gatto spacciata per una pietanza sopraffina, che poi naturalmente è costretto lui stesso a mangiare con tutti gli tze tze del caso).

Le gag non fanno ridere, pochissime le battute veramente efficaci. Si vive oramai solo dei cliché dei personaggi, dai quali sai perfettamente cosa aspettarti (meno che Venticello si riveli un tifoso della Juve e non della Roma). Giraldi mostra una insospettabile comprensione e simpatia per i "froci", all'insegna del politically correct che un po', va detto, depotenzia il film. Delitto Al Blue Gay è tutto fuorché un film che mena sui gay, anzi, è evidente la mano guantata sull'argomento (né va dimenticato che, anni dopo, Milian nella sua biografia si dichiarerà bisessuale). Il Vizietto è chiaramente la fonte primaria di approvvigionamento della sceneggiatura di Delitto Al Blue Gay, ma non si va oltre l'omaggio svogliato. Da mettere a verbale la breve comparsata di Marina Lotar, già vista in Delitto A Porta Romana e Delitto Sull'Autostrada, che qui fa un'adescatrice (vestita) di Bombolo. Consapevoli evidentemente che questa sarebbe stata l'ultima pellicola del marchio dei "Delitti", i nostri si divertono ad infarcire il film di citazioni. Venticello esercita la professione che Bombolo faceva per davvero prima di recitare (e anche durante), ovvero il piattaro dei mercatini (anche se ovviamente Venticello li ruba nei ristoranti e negli alberghi per rivenderli); viene buttato lì qualche titolo di western (anche interpretato da Milian, come quando cazzia il tassista che insulta Colomba, dicendogli che "faccia a faccia" faranno "la resa dei conti"), trasfigurato in chiave "diversa" ("per un pugno di froci", "per qualche frocio in più"). Milian intrattiene pure un curioso gioco di scambi di omaggi cinefili a Federico Fellini con una gatta morta tedesca con la quale si intrattiene a Berlino.

Milian raccontò che nella scena in cui Bombolo doveva simulare l'aeroporto con l'aspirapolvere, annunciando continuamente voli in arrivo e partenza, ci furono vere risate sul set poiché Bombolo improvvisò i voli più assurdi e improbabili (tipo "da Nueva Iorche a Collefero"), facendo sganasciare Milian, che infatti nel film ride per davvero. L'apporto germanico non giova moltissimo al film, il villain di turno, Herr Linder, ovvero Holger Münzer, è una specie di Helmut Berger de' noantri decisamente debole come attore e gamma di espressioni. Il film abbonda anche in numeri danzerecci e musicali (divertente quello del corteggiamento degli scheletri), sfoggiando la tipica estetica glamour e un po' kitsch dei tardi '80. Praticamente del tutto assente la componente action che almeno avrebbe concesso un po' di movimento in più alla storia, troppo "seduta". Si respira aria di smobilitazione, ed in effetti è stato meglio chiudere prima di far danni maggiori (vedi Fantozzi).

Trailer ufficiale

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