Assassinio Sull’Orient Express

Assassinio Sull’Orient Express
Assassinio Sull’Orient Express

Terzo adattamento cinematografico tratto dall'omonimo romanzo del 1934, oltre ad uno televisivo del 2010 firmato da Philip Martin. Stavolta è Kenneth Branagh a farsi carico di illustrare sullo schermo le pagine di Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, prosaicamente nota come Agatha Christie, britannica come lui. Ed il film proprio nel 1934 viene ambientato, nel pieno rispetto filologico dell'opera letteraria. Branagh è uomo di teatro ancorché di cinema, nutre un amore sacro, religioso per il testo scritto, segnatamente letterario, basti pensare alle tante traduzioni cinematografiche di Shakespeare, suo nume tutelare sin dal primo (stupendo) film come regista oltre che come interprete, Enrico V. A partire da quel 1989 di strada ne ha fatta Branagh, acquisendo sempre più sicurezza, carattere e padronanza del mezzo. Ai tempi dell'Enrico V il parallelo tra il giovane condottiero plantageneto, mal visto da alcuni per la sua inesperienza, e il giovane regista Branagh, ardimentoso a tal punto da non temere di rivestire i panni nientemeno che di Sir Laurence Olivier, fu quasi automatico. Beh Branagh dimostrò di possedere mano ferma e talento da subito; oggi, quasi 30 anni dopo, la realizzazione di Assassinio Sull'Orient Express diventa quasi un divertissement per Branagh, che si pone al centro della scena e dirige da direttore d'orchestra un cast pluristellato.

Se per un verso nomi quali Johnny Depp, Penelope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Michelle Pfeiffer danno lustro al film, dall'altro va detto che il loro impiego è un po' da figurine. Si salva la Pfeiffer, che nel corso della storia cresce e si ritaglia i suoi spazi. Tuttavia la Cruz e Defoe sono davvero sottoutilizzati e qualsiasi altro attore/attrice avrebbe potuto farne le veci (anche se, comprensibilmente, il nome avrebbe avuto meno richiamo sul cartellone). Depp - per fortuna, dico io - toglie il disturbo rapidamente; la sua è forse l'interpretazione più modesta di tutto il film, svogliata e banale. La Dench trasuda eleganza e signorilità ad ogni battuta, ma certo la sceneggiatura non le consegna un personaggio a 360 gradi. Branagh è assoluto indiscusso protagonista, anche oltre il dovuto. Il suo Hercule Poirot a tratti assume le sembianze di un supereroe con i super poteri, il quale anziché indossare una vistosa tutina colorata indossa estrosi e curatissimi baffi. Alcuni dialoghi sono davvero unicamente tesi ad esaltare e sottolineare le doti superomistiche di Poirot, comprese alcune affermazioni che egli fa di se stesso.

Meravigliosa la messa in scena, estremamente aristocratica, preziosa e lussuosa, come l'Orient Express richiedeva e come era lecito aspettarsi da un fine buongustaio come Branagh. Le angolazioni di ripresa (molto dinamiche a dispetto di uno spazio angusto come un treno), i dettagli, i particolari, i carrelli che seguono i personaggi mentre questi camminano su e giù per i vagoni, affascinano e tengono viva l'attenzione dello spettatore. Né possono mancare parentesi squisitamente e schiettamente teatrali, come ad esempio i monologhi di Poirot con la foto della sua amata Kathrine o il momento (melodrammatico) dell'individuazione dell'assassino. Il film è gradevolissimo da vedere ed è realizzato con una mise en scene fenomenale. Notevole anche la fotografia che ci propone esotici paesaggi urbani e naturali (e certamente "rinforzati" dalla CG) di gran meraviglia; questi senza ombra di dubbio sono i maggiori pregi del film. Sull'impiego del cast si poteva lavorare con più generosità, così come sul taglia e cuci dei vari snodi narrativi del plot, che procede un po' a strattoni, dilungandosi su alcuni passaggi e stringando troppo altrove. Tuttavia una pellicola come Assassinio Sull'Orient Express si propone di essere mero intrattenimento, con il valore aggiunto magari del bel tratto nella composizione del quadro. Come lo stesso finale preannuncia, c'è da aspettarsi il sequel sul Nilo (l'Assassinio....non il Natale).

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica