Arabella L’Angelo Nero

Arabella L’Angelo Nero
Arabella L’Angelo Nero

Piccola chicca del sottobosco soft-core italico di fine anni '80, diretta da Max Steel, che dai più è accreditato come Stelvio Massi (evidentemente in pausa dai poliziotteschi), anche se Bruschini e Tentori nel loro Malizie Perverse dicono che il regista del film sia Alberto Vari (che IMDB dà come second unit director) assegnando il titolo al 1990 anziché al 1989. Ho parlato di "chicca" ma tutto dipende dal contesto nel quale inquadriamo il film. Se parliamo di cinema in senso lato, dai fratelli Lumière ad oggi, lo stesso universo condiviso dai Visconti, dai Rossellini, dai Bergman, dai Truffaut e dai Kazan, beh l'affermazione suonerà alquanto pretenziosa e velleitaria; ma se ci limitiamo alla galassia del trash di genere (e de-genere) di quegli anni e dei nostri confini nazionali, ecco allora Arabella L'Angelo.Nero assume tutto un suo perché, decisamente suadente ed accattivante. Siamo dalle parti della derivazione argentiana per tutto ciò che attiene le atmosfere gialle, con tanto di serial killer, lame di coltello alzate a favore di camera e poi fatte ghigliottinare sulle povere vittime, mentre lo scintillìo del metallo acceca lo spettatore; abbiamo voci telefoniche camuffate, segreti inconfessabili che rimangono segreti fino al climax che li svela.

Arabella ondeggia tra queste due anime, quella esplicitamente erotica e quella altrettanto esplicita di colore giallo. Dunque il rosso della lussuria e del sangue, il nero dei pizzi e della cronaca (omicida), il giallo del genere. Protagonista indiscussa è Tinì Cansino, più nuda che vestita (e nessuno si aspettava alcunché di diverso). La vicenda, bella morbosa, vede Tinì/Arabella sposata con uno scrittore depresso e paralizzato (causa improvvida fellatio fornita proprio il giorno delle nozze, in auto...il che ha portata diretto diretto ad un frontale tragico). Lui (Francesco Casale) è in crisi creativa, lei è svuotata da un rapporto diventato sterile e crudele, e dunque soddisfa come può i suoi istinti ninfomani svolazzando qua e là tra uccellini. Le due esigenze trovano un sorprendente punto di incontro, poiché il marito stimola Arabella ad insistere, trovando nelle avventure della mogie linfa per il proprio romanzo; al contempo Arabella sente rifiorire il rapporto con il marito e soddisfa così anche le sue voglie. Ci si mettono degli spiacevoli omicidi - tutti intorno alla coppia - a creare qualche disagio. Indaga la bombatissima commissaria Gina Falco (Valentina Visconti), che per non farsi mancare niente è anche lesbica.

Ogni scusa è buona per far accoppiare la Cansino, che si offre con dovizia e perizia. Premesso che i dialoghi sono sempre zozzi e a buon mercato, e che siamo nel novero del b-movie senza pretese se non quella di intrattenere con sangue e carnazza, va detto e ribadisco con convinzione che Arabella L'Angelo Nero è un piccolo gioiellino, fatto di buone trovate, trash quanto si vuole, ma comunque appetitose. L'aspetto erotico non lascia nulla di intentato e all'epoca la Cansino era un donnone mica da ridere; gli omicidi sono tanti e a loro modo carichi di violenza. I twist della trama ci sono, tutti concentrati negli ultimi minuti. Davvero niente male per essere cinema "pezzente" (detto con tutto l'affetto del caso, adoro questo tipo di operazioni). Peccato che Photina Lappa non abbia trovato terreno fertile per insistere con queste Produzioni, forse non sarebbe diventata un'opinionista di Uomini e Donne ma avrebbe avuto il suo posto d'onore nello sgangherato e pazzoide panorama del cinema di genere italiano. Qualche buon momento di fotografia stupisce (quasi sempre spinto su di una chiave fantastico-orrorifica, con luci e nebbie degne di un Lamberto Bava, come se incombessero minacciosi elementi soprannaturali). Da notare una citazione (voluta) di Shining, quando Jack Nicholson inveisce contro Shelley Duvall che, a suo dire, lo disturba distraendolo dalla macchina da scrivere; in Arabella c'è praticamente la stessa scena identica. E poi una citazione non voluta (una precognizione dovuta proprio allo "shining" di Massi), ovvero la discesa - o l'ascesa, visto che sale le scale - di Arabella all'inferno, il fatiscente edificio dove avvengono gli incontri orgiastici ed ai quali lei partecipa con entusiasmo, in effetti una versione proletaria e assai più sadomaso del villone massonico di Eyes Wide Shut.

Trailer ufficiale

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